Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Frozen River è stato l’assoluto outsider degli Oscar 2009, dopo aver trionfato al Sundance. Non ha vinto nessuna delle due statuette per le quali era stato nominato (Miglior sceneggiatura originale e Migliore attrice protagonista), ma si è comunque imposto come una boccata d’aria fresca nelle uscite cinematografiche dello scorso anno. Arriva ora in Italia, e il fresco si sente anche da noi. Non solo perché il film è ambientato per buona parte sotto gli zero gradi, ma anche perché Frozen River è un ottimo thriller indipendente, che ha per protagonista una donna tanto coraggiosa quanto fragilmente disperata.
Ray (Melissa Leo) perde ogni speranza di poter comprare una casa prefabbricata quando scopre che il marito ha perso i loro risparmi al gioco. L’incontro con una donna mohawk che ha bisogno di denaro in fretta la introduce in un giro perioloso: Ray aiuta gli immigrati clandestini a passare il confine tra Canada e USA, attraversando in auto il fiume St. Lawrence ghiacciato. Tutto sembra funzionare, fino a quando la protagonista non ha a che fare con qualcosa di più grande di lei. A questo si aggiungono i problemi di suo figlio T.J., coinvolto in giri altrettanto loschi.
Frozen River ha un buon ritmo: al di là dello script, è la schiettezza della camera diretta da Courtney Hunt a convincere appieno. La storia ha a che fare con la disperazione di tutti i giorni, non intende imporre eroi né vittime, non vuole essere moralizzante, ma rende chiaro come a volte la verità pura e semplice possa essere molto più spaventosa della paura. C’è qualche momento ghiacciato di troppo, e buona parte del cast ha doti un po’ troppo amatoriali. Ma proprio come sul red carpet, questo film può essere un piacevole outsider della vostra settimana cinematografica.
Voto 7
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