Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
La cinematografia italiana contemporanea non è esattamente all’avanguardia, quando si parla di film a tematica gay. Solo Ferzan Ozpetek è riuscito, negli ultimi anni, a confezionare film mainstream che presentassero coppie omosessuali senza osservarle dalla prospettiva dell’eterosessualità mancata. Viene da chiedersi, allora, se non ci sia più bisogno di storie normali, prima di dedicarci a qualcosa di contorto e inverosimile come ciò che viene raccontato da Diverso da chi? dell’esordiente Umberto Carteni.
Piero (Luca Argentero) ha trentacinque anni, lavora in politica, ed è un’attivista dei diritti gay in una città del nord-est. Come tanti, ha sofferto per accettare e far accettare il proprio orientamento sessuale, ma la sua vita è ora giustamente serena e completa: famiglia, amici, un compagno che lo ama e vive con lui. Il film insiste sulla felicità della sua condizione, e il messaggio è più che positivo in tal senso. Fino a quando nella vita di Piero non irrompe Adele (Claudia Gerini), che gli viene affiancata come candidato vice sindaco nella corsa alla poltrona municipale del centrosinistra. Tra i due, a quel punto, scatta una irrefrenabile attrazione fisica, che va di pari passo con l’amore. Piero, che con le donne non ha mai avuto rapporti sessuali, non resiste al fascino di Adele, fanatica della famiglia tradizionale. Piero insiste sul fatto di non essere redento né bisessuale, e alla fine i fatti gli daranno ragione, ma non c’è nulla da fare: il sesso e l’amore con Adele sono qualcosa che proprio non riesce a evitare.
Diverso da chi? è una buona commedia, scritta bene e recitata in modo dignitoso. Purtroppo, però, la falla nella sceneggiatura finisce per renderlo pericolosamente un film di fantascienza: la scusa del “tutto può succedere” e del classico “l’amore non ha sesso” sono solo delle giustificazioni intellettualmente poco oneste per rendere plausibile un film chiaramente pensato per piacere a tutti, senza prendere nessuna posizione netta. E il miracolo è riuscito: Diverso da chi? ha il supporto di ArciGay e ArciLesbica, nonché il placet degli esercenti cinematografici cattolici. Un record.
E’ un bene che il film si sforzi di presentare la realtà gay con rispetto e verosimiglianza, fino a un certo punto. Ma quando per evitare di offrire al pubblico la tremenda immagine del gay macchietta si cede alla tentazione di dargli in pasto il gay etero, le cose iniziano a scricchiolare: basta un po’ di discernimento, per capire che è come trovarsi di fronte a una scimmia che guida una Smart nel bel mezzo di un film sulla seconda guerra mondiale. Un certo pubblico (compresi molti omosessuali, a quanto pare) lo troverà persino avanti. A noi sembra un crimine cinematografico, che un film con buone premesse tenti in modo così spudorato di arruffianarsi quanti più spettatori possibile. Peccato.
Voto 5
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