Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Un film tutto al femminile, con un cast di stelle della musica black e Dakota Fanning cresciuta e sempre più brava: l’idea è allettante, ma nel menu c’è troppo miele. E’ il 1964, e Lily vive da sola con il padre (Paul Bettany), dopo aver perso la madre in un tragico incidente: le ha sparato lei incidentalmente, quando aveva solamente quattro anni. Un giorno, stanca del modo orribile con il quale viene trattata dall’unico genitore rimastole, fugge con la donna di colore che lavora nel pescheto di famiglia, Rosaleen (Hudson). Le due arriveranno fino alla fabbrica di miele della Madonna Nera, dove lavorano tre sorelle che si scopriranno in qualche modo collegate alla triste vicenda di Lily.
Il film è ben recitato, e segue in modo rispettoso il libro dal quale è tratto (di Sue Monk Kidd). Il problema è che le immagini indugiano sugli aspetti più melensi della vicenda, cercando di strappare le lacrime allo spettatore con una tenacia a tratti fastidiosa. Non manca praticamente nulla: sindrome da abbandono, emotività esasperata, conflitti razziali. Il problema non sta tanto nei contenuti, quanto nella mancanza di pudore con la quale vengono lanciati in pasto ai fazzoletti di guarda. La ricetta sarebbe stata più gustosa con più pappa reale e meno melassa.
Voto 5
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