Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Il supereroe profondo e intimista è la nuova regola di Hollywood, e si può dire senza timore di smentita che tutto è iniziato proprio dagli X-Men. Basandosi su dei comics che ben si prestavano allo scopo, Bryan Singer creò due film che gettavano le basi per tutto il filone introspezionista dei paladini in calzamaglia. Dieci anni dopo, Hugh Jackman è totalmente fuso con Wolverine e produce il film che lo celebra definitivamente, andando a scavare nel passato dell’artigliato Logan. L’eroe senza passato ne acquista finalmente uno, incrociando sul suo cammino alcuni di quelli che saranno i suoi compagni di squadra nel club dei mutanti.
Il regista chiamato a dare un passato a Wolverine è il sudafricano Gavin Hood, già premio Oscar con Il suo nome è Tsotsi. Scelta controcorrente e azzardata, che purtroppo non centra l’obiettivo di regalare un punto di vista insolito su un film supereoistico piuttosto classico. Hood sta ben attento a rimanere entro le righe, azzardando qualche dialogo più complesso ma compiacendosi di poter dare sfogo a una verve action che evidentemente teneva nascosta. Alcune scene d’azione sono effettivamente molto riuscite, e risultano la parte più godibile del film. Il cast è generalmente buono, ma questo è indubbiamente lo show di Hugh Jackman: ormai una cosa sola con un personaggio del quale è palesemente innamorato.
Voto 6
Appassionato di pop a trecentosessanta gradi, ama il cinema d'evasione, l'animazione e i film che non durino più di due ore.
Svelato il passato di Wolverine. Un film da guardare, e non solo perché Hugh Jackman si spoglia.
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