Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Come sempre, nei casi in cui si provvede ad adattare un romanzo (e che romanzo) per lo schermo, i realizzatori vengono messi davanti a una scelta che spesso si rivela fatale per la buona sorte del film: fedeltà o tradimento all’originale? Niels Arden Oplev ha scelto la fedeltà, seguendo in maniera pedissequa le fitte pagine del primo libro della trilogia larssoniana. Oltre due ore e mezzo di intrighi, misteri, violenza e amore consumati nella surreale dimensione di Stoccolma e dei suoi dintorni ovattati, dove anche la neve che cade sembra fare troppo rumore.
Mikael Blomkvist (uno scialbo Michael Nyqvist) è un giornalista ostinato e idealista, sconfitto in tribunale dal potente uomo d’affari incriminato da una delle sue inchieste. Lisbeth Salander (la carismatica Noomi Rapace), una giovane hacker punk e introversa, abusata in famiglia e segnata da anni di soprusi. Le loro vite si incontreranno per merito di Henrik Vanger, un ricco industriale ossessionato dalla scomparsa della nipote, avvenuta quarant’anni prima.
Da un punto di vista strettamente cinematografico Uomini che odiano le donne non brilla per audacia e originalità nella realizzazione, rischiando decisamente poco e investendo tutto su un intreccio effettivamente denso sia di fatti che di emozioni. Un prodotto ben confezionato che si affaccia sul mercato cinematografico con la speranza di non deludere quegli otto milioni di lettori che tanto hanno amato il libro. Il risultato finale è un thriller godibile, finalmente non americano, che ha il pregio di far scivolare via il tempo e di intrattenere.
Voto 7
Leggi l’intervista a Noomi Rapace
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Noomi, l’eroina di Larsson | Movielicious