Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Due poliziotti messicani entrano in una villa solo apparentemente disabitata. Ad attenderli, un gruppo di sadici appartenenti a una setta che offre sacrifici a una divinità in cambio del dono dell’invisibilità. Uno di loro viene brutalmente torturato mentre l’altro, viene costretto a guardare per poi riferire ai superiori. Un anno dopo, tre amici partono per una vacanza all’insegna del divertimento in Messico. Mentre i primi due si danno da fare con due ragazze, Phil, il più giovane, viene aggredito in strada e finisce nelle mani della setta guidata da un misterioso sacerdote.
La eco di Hostel è presente sin dall’inizio, anche se l’ambientazione nel deserto messicano ci allontana decisamente dal ricordo dlle scenografie dell’Est europeo in cui ci aveva portato Eli Roth. Borderland vira più verso il Thriller che verso l’Horror, ispirandosi a fatti realmente accaduti. Il sadico killer a cui si fa riferimento nella pellicola era Adolfo de Jesùs Costanzo, fondatore diuna setta dedita ad omicidi rituali. Il film di Berman è alquanto prevedibile e percorre strade già ampiamente battute, ma la tecnica registica riesce tuttavia a concretizzare l’orrore che i personaggi si trovano a vivere. La narrazione procede lenta per accelerare solo in pochi, salienti punti, sufficienti far sì che il ritorno a casa dal cinema non sia privo di una certa dose di angoscia.
Voto 6
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