Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Difficile far rientrare questa prima pellicola di Howard McCain all’interno di un genere stabilito. In Outlander la commistione è sia il limite che il punto forte del progetto, che di fatto non è altro che un mix tra horror fantascientifico (Alien?), epica anglosassone (Beowulf) e fantasy classico (Il Signore degli anelli). Qualcosa di nuovo, senza dubbio, che attinge a piene mani da questi tre filoni a cui unisce l’atmosfera da B-Movie.
Al centro della storià c’è il mostruoso Moorwen, essere alieno dall’aspetto terrificante la cui astronave precipita su un fiordo norvegese nel 709 d.C.,distruggendo le tribù vichinghe che popolano l’area. Dalla navicella esce anche Kainan (Caviezel) che, per non finire sbranato dalla bestia, fugge, ma viene catturato dagli abitanti di Herot. Col tempo, l’uomo entra nelle grazie dei vichinghi, e con loro cercherà di uccidere Moorwen che gli dà ancora la caccia.
Ci vuole un po’ per abituarsi a Jim Caviezel vestito da vichingo. Nemmeno lui sembra troppo convinto di quello che sta facendo e lo stile registico adottato da McCain non lo aiuta più di tanto. A parte i grandi temi quali vendetta, amore tormentato, rivalità e destino non c’è molto altro da cogliere da questa pellicola godibile solo per chi apprezza le realtà fantasy non troppo sofisticate.
Voto: 5
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