Nel paese delle creature selvagge

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Altissima l’aspettativa per questa pellicola firmata da uno dei registi più disubbidienti di Hollywood, Spike Jonze. E non a torto, dato che Adam Spiegel (questo è il suo vero nome) ci regala forse uno dei più acuti ed empatici film a tematica infantile. Tratto da un classico illustrato per bambini (il quasi omonimo libro di Maurice Sendak: Nel paese dei mostri selvaggi), il film racconta la storia di Max, un bambino vivace e sensibile che si sente solo e incompreso, con una sorella maggiore che non lo considera affatto e una mamma single che cerca di rifarsi una vita con altri uomini. Dopo una lite in casa, Max scappa via e si ritrova su un’isola abitata da strane creature che vivono allo stato brado, in modo caotico e impulsivo. Max viene eletto loro re, promettendo di portare felicità in quel mondo ai margini della cività. Ma per il ragazzo non sarà così semplice mantenere la parola data.



Spike Jonze non ci mostra nulla di ordinario o di già visto, alternando riprese crudamente realistiche ad altre del tutto fantastiche. Sette anni di lavoro ci sono voluti per la gestazione di una pellicola così volutamente irrequieta e disordinata e che rifiuta una struttura narrativa tradizionale non certo per sbaglio. L’intero film è stato ideato e girato “a misura di bambino”. Le riprese con la camera a mano sembrano fatte da un bimbo con la videocamera dei genitori, mentre la violenza e il divertimento nei giochi che Max fa con le creature selvagge sono tanto reali da apparire disarmanti.

Le suggestive ambientazioni (quasi tutto il film è stato girato in Australia) conferiscono alle creature un’aria ancora più reale e “fisica”, sottolineata dal fatto che non si è voluto ricorrere all’uso del digitale per realizzarle, ma a dei pesantissimi costumi. Nel paese delle creature selvagge in ogni caso risulta una pellicola difficile, dotata di una forte complessità strutturale, in particolar modo nella seconda parte. Quando Jonze inserisce tasselli di forte impatto psicologico che, se da un lato mostrano l’intenzione di voler approfondire gli istinti dei personaggi, dall’altro appesantiscono la fruizione di un prodotto che comunque, spicca per originalità.

Voto 7

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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