Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Benjamin (un sorprendente Alden Ehrenreich al suo primo lungometraggio) sta per compiere 18 anni. Va a cercare a Buenos Aires il fratello Angelo, che ormai tutti conoscono come Tetro. Quest’ultimo (Vincent Gallo) ha rotto da tempo i ponti con la famiglia e in particolare con il padre, musicista di fama mondiale. Ora vive con Miranda (Maribel Verdù) facendo il tecnico delle luci in un piccolo teatro del quartiere. L’incontro tra i due si rivelerà conflittuale: Tetro non vuole più avere rapporti con i familiari anche se in passato, nel momento in cui era fuggito di casa, aveva lasciato una lettera a Benjamin in cui prometteva che sarebbe tornato per portarlo via con sé.
Con Segreti di famiglia Coppola ci mette davanti al suo terzo film curato interamente in prima persona (sua la sceneggiatura, oltre che la regia), dopo Rain People e La conversazione. Il regista torna a parlare del tema che gli è più caro, quello della famiglia, con il rapporto genitori figli che si fa sempre più drammatico e conflittuale. Il suo è un cinema anti Hollywood, anti supereroi, e anti “successo sicuro al botteghino”. Il vecchio Francis del successo se ne infischia, e il suo dramma in bianco e nero lo dimostra. Con una fotografia che sprizza romanticismo da ogni fotogramma, e si mescola con la nostalgia e ricordi dei personaggi, il regista de Il padrino offre agli occhi di chi guarda inquadrature perfette che sembrano quadri. Tutto è curato nel minimo dettaglio, la scelta di alcune scene girate con i colori sbiaditi (come i momenti che i protagonisti ricordano mentre non riescono a staccarsi da un passato incombente), i riferimenti al teatro e al melodramma classico e soprattutto la scelta degli attori. Tutti adattissimi.
Segreti di famiglia è sicuramente il film più intimo di Coppola, e anche quello più rétro. Ambientato a La Boca, il quartiere artistico di Buenos Aires, tutta la pellicola è illuminata da un taglio di luce netto, quasi espressionista, che si alterna al barocco dominante nelle messe in scene teatrali sparse qua e là nella narrazione. I forti contrasti che animano la storia e le oltre due ore di durata non rendono Segreti di famiglia un film di facile fruizione, ma stilisticamente davvero impeccabile.
Voto 7
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Francis Ford Coppola scrive e dirige una storia a tinte forti sulla famiglia e i suoi contrasti. Buenos Aires fa da sfondo.
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