Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
L’avaro Ebenezer Scrooge (Jim Carrey) inizia le festività natalizie mostrando il suo solito disprezzo, inveendo contro il suo fedele impiegato (Gary Oldman) e il bonario nipote (Colin Firth). Ma la notte di Natale vanno a fargli visita tre spiriti, del Natale Passato, Presente e Futuro, che lo accompagneranno in un viaggio durante il quale si troverà ad affrontare delle scomode verità tenute volutamente lontane. Il vecchio Scrooge capirà così di dover aprire il suo cuore per rimediare a una vita di cattiva condotta nei confronti del prossimo, prima che sia troppo tardi.
Il gusto del racconto gotico e il tema della lotta alla povertà e dello sfruttamento del lavoro minorile rende il Canto di Natale di Dickens uno dei più completi e maturi scritti dell’autore britannico. E anche se la società odierna è piuttosto diversa da quella da lui raccontata, questa “favola” sul Natale rinasce sotto una nuova veste nelle mani di Robert Zemeckis. Ennesimo adattamento cinematografico tratto dal racconto dickensiano (tra cui anche l’italiano Non è mai troppo tardi pellicola del’53 con Paolo Stoppa e Marcello Mastroianni), A Christmas Carol è forse la pellicola che più di tutte le altre uscite finora merita la visione in 3D, anche più del fratellino campione di incassi Up. La tecnica del performance capture (che consente di catturare i movimenti di attori reali per applicarliad un personaggio virtuale) regala al volto di Jim Carrey un ventaglio di possibilità espressive davvero incredibili.
Un’esperienza coinvolgente ed emozionante, con i fiocchi di neve che sembrano cadere realmente sul volto degli spettatori, che regala un’ora e mezza di puro straniamento in una Londra a tratti ostile e fumosa, e a tratti festosa e natalizia. Punta molto sul suono, Zemeckis, e lo utilizza in funzione del 3D, regalando emozioni forti e qualche sussulto, accompagnati dalle musiche anguste di Alan Silvestri (Ritorno al Futuro, Forrest Gump). A Christmas Carol è una ghost story ben riuscita, non adatta ai più piccoli (nonostante la censura lo abbia giudicato “un film per tutta la famiglia”) con un ritmo narrativo costantemente vivace che riesce a diffondere i valori universali della letteratura dickensiana sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie.
Voto 8
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Il Natale 3D firmato Robert Zemeckis. I mille volti di Jim Carrey e l’attualità della letteratura dickensiana.
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