Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Può il troppo amore esser causa di incomprensioni e allontanamenti? Sì, secondo Paolo Virzì, che basa la sua ultima fatica proprio su quanto influisce sulla vita, il peso dell’affetto che un figlio prova nei confronti del proprio genitore. E’ la storia di Anna (interpretata dalla Ramazzotti in gioventù e da Stefania Sandrelli nell’età matura), una mamma particolare, bella “dammorire”, entusiasticamente disponibile e quasi sempre fraintesa dalla gente. E dell’amore speciale che lega questa donna, esuberante quanto chiacchierata, ai suoi due figli Bruno (Valerio Mastandrea) e Valeria (Claudia Pandolfi). Virzì ci accompagna in questa sorta di romanzo familiare che ripercorre le avventure e del terzetto coraggioso e sfortunato insieme, nella Livorno degli anni Settanta e Ottanta, fino all’epilogo caldoamaro che ci riporta ai nostri giorni.
A dodici anni da Ovosodo Virzì torna alla sua Livorno con un cast di attori validissimo e perfettamente assortito, che segue il continuo alternarsi di gioia e malinconia che invade la vita dei protagonisti. Lo spettatore viene a conoscenza degli eventi passati, attraverso i ricordi di Bruno (un Mastandrea che si allontana dalla sua romanità e affronta un personaggio così diverso dal solito vale il prezzo del biglietto), che svelano i risvolti della storia strato dopo strato.
Anche se il tema della morte è il leitmotiv che accompagna tutta la narrazione, Virzì lo contrappone sempre alla positività dell’amore, declinato in ogni sua forma: da quello atavico tra genitore e figlio, a quello dettato dalla gelosia di un marito nei confronti di una moglie bellissima e desiderata da tutti. In questo turbinio di emozioni altalenanti, si legge un chiaro omaggio dell’autore a certe donne, quelle spinte da una forza interiore più grande di tutto, e disposte a qualunque cosa pur di tutelare quell’amore basico ed elementare, difficile e naturale che lega madre e figlio. E per dare il giusto spazio a questo sentimento, Virzì ha rinunciato anche al tema socio-politico, ricorrente nella sua filmografia fino a questo momento. E non se ne sente affatto la mancanza.
Voto 7
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