Crazy Heart

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Arriverà? Noi un po’ ce lo auguriamo. Dopotutto è la quarta nomination per Jeff Bridges e un Oscar questa volta se lo meita proprio. Academy Awards a parte, con Crazy Heart ci si trova davanti al classico buon film americano, magari già visto, ma recitato magistralmente. La storia è quella di Bad Blake, stella del country ormai in declino, costretto a girare i locali più squallidi del paese per potersi esibire. Quattro matrimoni alle spalle e un figlio mai conosciuto, Blake è uno di quei personaggi che vivono nel passato. Impossibile non pensare al Drugo de Il Grande Lebowsky nel vederlo, con qualche anno di più, e un po’ di cinismo in meno: capelli lunghi, jeans sdruciti, un cappello floscio per nascondersi dal mondo, e una bottiglia di whisky sempre a portata di mano. Ma negli States una seconda occasione arriva sempre, basta saperla aspettare. E quella di Bad Blake ha le fattezze di una giornalista e mamma single, interpretata da Maggie Gyllenhaal.



Basato sul romanzo d’esordio di Thomas Cobb, il film, scritto, diretto e prodotto dall’esordiente Scott Cooper, ruota completamente intorno all’interpretazione di Jeff Bridges, che per l’occasione si esibisce in ritmati brany country con una voce calda e rassicurante. In realtà non è l’unico a cantare, nel film, ma non vi diciamo altro per non svelarvi la sorpresa. Nessuna novità, dicevamo, in una storia che ricorda tanto, forse troppo da vicino Un tenero ringraziamento (che è valso un Oscar a Robert Duvall, guardacaso presente anche qui nei panni del gestore di un locale, grande amico di Bad). Crazy Heart si annovera così nella lista dei film in cui la differenza la fanno gli attori, tutti azzeccati, in parte, e in perfetta sintonia con Bridges, che evidentemente ha preferito lavorare per sottrazione, senza esibirsi in scene madri, preferendo svelare i lati del personaggio poco alla volta, con i suoi pregi e i suoi difetti, fino a farcene innamorare. Se la cava bene anche Maggie Gyllenhaal, in corsa verso la statuetta per la Miglior Attrice Non Protagonista. La musica country conferisce alla pellicola quel certo ritmo a volte sincopato, altre più lento e apatico, così come le strade deserte che Bad percorre per chilometri e chilometri in attesa di qualcosa, o di qualcuno. E Bridges canta, con la sua voce rauca e cavernosa, perché un bravo attore deve saper fare tutto e lui, a sessant’anni suonati, lo ha ampiamente dimostrato. Eccolo nel salotto di Peter Travers, storica firma di Rolling Stones, in un’esibizione di The Weary Kind, brano incluso nella colonna sonora di Crazy Hearth e candidato come Miglior Canzone.

Voto 7

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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