Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Continua implacabile la ricerca del compromesso da parte dei Vanzina Bros. Da una parte il rifiuto di perpetrare la strada del cinepanettone, prendendo non solo sul calendario le distanze dal genere che li ha resi celebri. Dall’altra quell’ostinazione della commedia all’italiana dei giorni nostri nell’indagare le piccole mostruosità della borghesia (romana, soprattutto), giudicandole tuttavia con sorrisi sardonici e battute che vorrebbero essere dolceamare, ma che alla fine risultano semplicemente mal riuscite.
Un poliziotto che controlla la fidanzata con metodi poco leciti, un bancario che si dedica alle frodi, il chirurgo che raccomanda il figlio. Tre storie che si intrecciano in modo prevedibile e senza alcun reale motivo di interesse, se non quello di indagare nelle vite degli altri e ritrovare sullo schermo interpreti rassicuranti che recitano praticamente nella parte di loro stessi, al minimo dello sforzo. Non è un cinepanettone, non è un cinecocomero, ma probabilmente La vita è una cosa meravigliosa non è più di una cinecolomba pasquale, senza canditi ma anche senza glassa, senza mandorle, senza sapore.
Voto 4
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