MIA Market 2019: la quinta edizione sarà dal 16 al 20 ottobre
— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
“Quante feste davamo! A quei tempi il pubblico voleva che vivessimo da re e da regine. E noi stavamo al gioco… Perché no infine? Eravamo innamorati della vita. Guadagnavamo più danaro di quanto avessimo mai sognato esistesse al mondo e non avevamo ragione di credere che le cose potessero cambiare”. Così Gloria Swanson ricorda i tempi d’oro di Hollywood durante un’intervista rilasciata poco prima della morte (avvenuta nel 1983). E mentre Hays tuonava dall’alto del suo pulpito per la diffusione di un moralismo che potesse raggiungere anche le pecorelle smarrite dello star system, i divi non gli badavano, continuando a mantneere un tenore di vita che spesso superava ogni immaginazione.
Rodolfo Valentino trovava riparo dalle fan e dai giornalisti all’interno della sua dimora, il Nido del falco,in cui aveva fatto realizzare una camera da letto in marmo nero e cuoio scuro; Barbara La Marr si vantava della sua stanza da bagno, la più bizzarra di Hollywood: completamente di onice, con rubinetti d’oro e un’enorme vasca incassata nel pavimento. Ma la diva che più degli altri era degna di questo nome era senza dubbio Gloria Swanson. Con la sua vasca d’oro zecchino in una stanza da bagno in pregiatissimo marmo nero. La signora Swanson se ne andava in giro per il Sunset Boulevard (una strada alla quale il suo successo rimarrà imprescindibilmente legato) con una Lancia foderata di pelle di leopardo. Portava modelli di scarpe che Salvatore Ferragamo le disegnava appositamente, mentre Cartier le regalava i gioielli più preziosi di ogni collezione perché li esibisse durante feste e serate di gala in cui i fotografi non mancavano.
Il denaro che la Swanson spendeva ogni anno per l’abbigliamento, avrebbe quasi risanato il bilancio degli Stati Uniti del tempo: venticinquemila dollari in pellicce, diecimila in altri cappotti e soprabiti,cinquantamila in abiti, novemila in scarpe e diecimila in borse e cappelli. Per non parlare di un rarissimo profumo per cui la Swanson spendeva seimila dollari l’anno. D’altronde, con uno stipendio annuale di novecentomila dollari, qualche sfizio doveva pur toglierselo.
Gloria nasce a Chicago nel marzo del 1899. Proveniente da una famiglia piuttosto agiata, a diciotto anni tenta la fortuna a Hollywood, con il desiderio di sfondare nel cinema. Dopo le prime comparsate, riesce a ottenere un ruolo significativo in Sweedie Goes to College nel 1915. Continua a lavorare saltuariamente fino al 1919, quando Cecil B. DeMille le procura un vantaggioso contratto con la Paramount. La strada del successo si spalanca davanti a Gloria e al suo fascino misterioso che tanto fa presa sul pubblico americano di quegli anni. La sua forte personalità la rendono adatta a interpretare sia ruoli drammatici (Maschio e femmina, 1919; Fragilità sei femmina, 1921) che comici (Maschietta, 1924).
Collezionò mariti (si sposò ben sei volte) e amanti. Tra questi spicca il nome di Joseph Kennedy, padre del futuro presidente degli Stati Uniti (nella foto in alto). La loro storia fece scandalo negli anni Venti almeno quanto quella di John con Marilyn Monroe nei Sessanta. I due si misero in affari insieme, unendo le conoscenze di lei alle ingenti somme di denaro di cui disponeva lui, fondando una casa di produzione cinematografica. Joseph, che era sposato con Rose Fitzgerald, le regalava costosissimi gioielli, pellicce e le comprò persino una Rolls Royce. Ma quando la loro storia finì, l’attrice si vide addebitare le spese di questi preziosi regali sul proprio conto, dopo essere stata piantata in asso. Accuse e maldicenze furono l’epilogo di questa tormentata relazione, sfruttata dalla stampa dell’epoca fino alla nausea per aumentare la tiratura dei giornali.
Gli anni Quaranta segnarono il declino di Gloria Swanson, che trovò conforto nel teatro e nella radio, prima di tornare in auge come attrice nel 1950, quando Billy Wilder la volle per interpretare il personaggio di Norma Desmond in Viale del tramonto. Il suo ruolo più celebre, forse il più riuscito. Dopotutto nessuno meglio di lei poteva vestire i panni solenni e pomposi ed enfatizzare le espressioni di un’attrice del cinema muto caduta in declino, perfetta metafora della magia e dello squallore della fabbrica dei sogni.
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