Cosa voglio di più

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Per Anna il futuro ha il profilo sereno del suo compagno Alessio, i contorni di una Milano che si espande, i toni spenti di un treno che dalla periferia la porta in centro, di un impiego modesto ma sicuro. Quello che le manca è forse il coraggio di prendersi una responsabilità definitiva e avere un figlio. Poi nella sua vita irrompe Domenico: i contorni svaniscono e per la prima volta si trova faccia a faccia con l’amore, quello intenso, passionale, con le linee nette dei corpi nudi, con gli spigoli delle loro rispettive relazioni: Domenico è sposato e ha due figli. La loro storia con Anna nasce da un semplice incontro come tanti, che presto inizia a scavare dentro di loro, spingendoli a ribellarsi alla quotidianità. Iniziano così i loro incontri clandestini in uno squallido motel a ore, le liti al cellulare, le bugie, le carezze soffocate e i baci rubati. E poi i dubbi e le domande.



Il nuovo film di Silvio Soldini è una fotografia dell’amore ai tempi della crisi, un’istantanea dai colori desaturati, ma dai contrasti forti, che descrive con precisione chirurgica, ma con mano delicata e discreta l’amore che sgretola le certezze e allontana gli obiettivi di un’intera vita. Niente di originale fin qui: il valore aggiunto sta nella riflessione sottile su come il mondo circostante possa influenzare, a volte determinare, le scelte emotive e la vita interiore. La crisi economica, la precarietà, la famiglia da mantenere sono priorità ineludibili che distruggono l’amore romantico, rendendolo terribilmente reale e arido. La passione si spegne e tutto, anche i sentimenti più puri e spontanei, diventano quantificabili. Non c’è spazio per un amore da copertina in una realtà da cronaca.

A questa riflessione, amara quanto vera, danno vita i volti, le voci e sporattutto i corpi di Alba Rohrwacher e Pierfrancesco favino, entrambi speciali come sempre nel gioco delle sfumature, dei mezzi toni, delle pieghe dei sentimenti. Alba è spesso nuda, nel suo corpo delicato e dolente, il suo sguardo si accende d’amore e la sua voce descrive gli alti e bassi dei sentimenti. Favino, bravissimo a cambiare accento, disegna il personaggio del semplice e appassionato calabrese Domenico con verità e tenerezza. A dare profondità al quadro contribuiscono le prove degli attori secondari (Fabio Troiano, Giuseppe Battiston), e la regia minuziosa ed elegante a cui Soldini ci ha ormai abituati.

Voto 7

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