Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Che cosa ha reso Sex And The City un fenomeno di costume, prima ancora che una delle serie di maggior successo della storia della TV? Nulla che, secondo un occhio poco attento, abbia a che fare con quattro donne che parlano di sesso senza inibizioni e vestono abiti favolosi. Questa, nonostante la facciata scintillante, non è mai stata la vera essenza della creatura di Darren Star. In novantaquattro episodi, Sex And The City ha regalato a milioni di spettatori in tutto il mondo un nuovo punto di vista sulle donne, sull’amicizia, sulle relazioni. Ha nascosto nel glamour e nei lustrini molta più verità di quanto si possa immaginare, riuscendo sempre a trovare miracolosamente il perfetto punto di equilibrio tra forma e sostanza. Tutto questo si era perso irrimediabilmente due anni fa, con l’uscita del primo film cinematografico tratto dalla serie. Allora, però, c’era un motivo che non fosse meramente commerciale per far tornare Carrie e compagnia su uno schermo: qualche spettatore, nonostante il finale in TV fosse stato acclamato e apprezzato, era curioso di sapere che fine avessero fatto le protagoniste e i loro amori. Ora, due anni dopo, il motivo dell’uscita di Sex And The City 2 ci risulta piuttosto oscuro: dello splendore che fu si è perso tutto. E, a parte uno smodato product placement e veri e propri omaggi alla cinematografia di Neri Parenti (viene quasi il dubbio che Michael Patrick King sia un suo fan), in queste due ore e mezza non c’è davvero altro.
Lo scorso film era finito con un matrimonio, e questo inizia allo stesso modo: a sposarsi sono Anthony e Stanford, con tanto di Liza Minnelli che canta Single Ladies alla loro festa (quando si dice: parlare al proprio pubblico). Carrie, come sappiamo, è sposata con Big. Ma mentre lei è ancora una party girl, lui è diventato un pantofolaio vittima della TV e della crisi economica. Miranda, d’altro canto, è talmente stressata dal lavoro da non riuscire neppure a stare con suo figlio, mentre Charlotte ha il problema opposto: la vita da mamma e casalinga che tanto aveva desiderato inizia ad andarle stretta. Samantha continua la propria vita da single favolosa, ma combatte la menopausa e lo scorrere del tempo. Un bel giorno, proprio quest’ultima offre alle amiche una proposta che non si può rifiutare: una vacanza all inclusive in un hotel extralusso di Abu Dhabi (le scene sono state girate in Marocco), grazie a uno sceicco arabo che l’ha assunta come PR. Le ragazze indossano i primi abitini da deserto che trovano, e partono. E qui, oltre a trasformare gli Emirati Arabi nella loro passerella personale, impareranno molto su loro stesse e si troveranno persino faccia a faccia col loro passato. Un passato che, nel caso di Carrie, ha l’affascinante volto del suo ex Aidan.
Se questo seguito è molto più cinematografico del prequel, e dà meno l’impressione di essere un gigantesco episodio TV, è pur vero che dura una mezz’ora buona in più del giusto. E che, soprattutto, ambientarne più di metà ad Abu Dhabi è stato un passo più lungo delle Manolo. Neppure fossero delle esportatrici di fashion a suon di bombe politicamente scorrette, le quattro di Sex si rendono protagoniste di un bizzarro fronte di emancipazione della donna araba, come se dopo aver conquistato New York avessero bisogno di un posto arretrato per fare in modo che le loro battute avessero ancora un senso. Perché come dicevamo, la serie non era solo piccanterie e bei vestiti, ma questo film sì. Hai voglia a cantare I’m A Woman in un karaoke di Abu Dhabi: la satira anti-islamica dovrebbe far ridere, ma contribuisce solo a svelare la vuotezza di un film senza niente da dire. A parte questo, tutto è fin troppo forzato per risultare sopportabile: tanto da avere l’amara impressione di trovarsi di fronte a una parodia della serie originale. La nostra acredine nei confronti di Sex And The City 2, è vero, nasce dalla sua colpa di aver definitivamente snaturato una delle nostre opere (tele)filmiche preferite. A voi decidere se un sequel va giudicato dalla fedeltà al padre. Come seguito del primo film, a conti fatti, ci può anche stare. Ma se sperate di ritrovare Carrie, Miranda, Charlotte e Samantha così come avevate imparato ad amarle be’, rinunciate.
Voto 3
Appassionato di pop a trecentosessanta gradi, ama il cinema d'evasione, l'animazione e i film che non durino più di due ore.
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