MIA Market 2019: la quinta edizione sarà dal 16 al 20 ottobre
— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
Finisce con un “Very good” nei confronti della giustizia italiana (chi l’avrebbe mai detto!) l’avventura di Clooney in tribunale. Uno dei suoi ruoli più insoliti, quello di testimone nel processo milanese che ha visto tre persone, Vincenzo Cannalire, Vanya Goffi e Francesco Galdelli, accusate di aver creato una falsa griffe con il nome dell’attore. Il Palazzo di Giustizia era in delirio ieri mattina per l’arrivo di Mr. Martini che, scortato da alcuni carabinieri chiamati appositamente per difenderlo dalle fan scatenate, ha offerto ai presenti un vero e proprio show, una volta entrato in aula.
Telecamere e fotografi restano fuori perché, spiega il giudice, “non e’ un processo a rilevanza sociale”. Pochi minuti dopo lo si sente dire: “In nome del popolo italiano, state zitti o vi mando fuori!”, invocando il silenzio e facendo espellere una fan indemoniata che scatta immagini col telefonino. All’affascinante testimome viene chiesto di guardare con attenzione le fotografie che gli porge il pubblico ministero: lui inforca gli occhiali da vista e ripete teatralmente: “False, false, false”. Sembra di essere in un film! Si scopre così che quelle foto sono state prese da internet e modificate per far sì che George apparisse sorridente accanto agli autori della truffa.
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False sarebbero anche le firme ai documenti creati dai tre imputati per la messinscena. “Voglio spiegare bene”, precisa Clooney rivolgendosi al giudice. “Ci sono firme false e poi fotocopie della stessa firma ripetuta centinaia di volte. Voglio dire: exactly the same signature! Abbiamo sovrapposto i fogli e corrispondono tutte perfettamente. La mia firma è molto facile da trovare in internet, ma se uno volesse prendere in prestito la mia firma, dovrebbe prendere in prestito diverse mie firme, non sempre la stessa per centinaia di volte”. E’ a questo punto che l’attore si volta verso Vincenzo Cannalire, con una delle sue migliori espressioni, e gli dice: “Avete fatto un buon lavoro, very good, dovete esserne orgogliosi”. Clooney nega di conoscerlo (“Nice to meet you”, si rivolge all’imputato guardandolo con una certa ironia) e di aver avuto una relazione sentimentale con la sua “collega di truffa” Vanya Goffi.
Uno show che raggiunge l’apice quando inizia il controinterrogatorio del teste da parte dei difensori degli imputati. Una serie di domande completamente irrilevanti ai fini del processo fioccano per George, del tipo: “Lei ama andare in Harley Davidson?” oppure “Lei ha mai auto una relazione con una donna di nome Mara?”. E George sfrutta l’occasione per far divertire i presenti, sfoderando le sue migliori espressioni: “In questa foto non posso essere io. Io non fumo e i jeans a pinocchietto non li porto”. E ancora, quando l’avvocato Grazia Mantelli, che lo assiste come parte civile, gli domanda per quali marchi faccia pubblicità, nell’elencarli Clooney cita Martini. Subito dopo si gira verso i presenti in aula dicendo: “OK, potete ridre se volete”.
Passano due ore, più o meno la durata di un film, e George viene scortato fuori dall’aula. Con un sorriso sornione, si dirige verso un’uscita secondaria del tribunale, lasciando un’aura di magia in un luogo austero, che per un giorno si è trasformato in qualcosa di più di un set cinematografico.
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