Fratelli in erba

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Quando Bill Kincaid (Edward Norton) riceve la notizia dell’assassinio del suo gemello Brady (Edward Norton), morto in un affare di droga andato male, lascia il suo posto di professore di Filosofia Classica alla Brown University e torna al suo paese nativo, in Oklahoma. Al suo arrivo si rende conto che i racconti sulla morte del fratello sono un tantino esagerati e presto si trova coinvolto in uno dei complotti di Brady.



Sdoppiamenti, cambi repentini di registro, picchi di violenza improvvisi e ingiustificati: Fratelli in erba è una pellicola difficilmente rinchiudibile in un genere e stranamente affascinante, nonostante risulti complessivamente un po’ sconclusionata. Prendete Edward Norton, così come ve lo ricordate in Fight Club o in La 25° ora, e tenetevi pronti ad accoglierne uno completamente nuovo, anzi due. Il doppio ruolo che l’attore ha nel film vale il prezzo del biglietto. Il resto ce lo mette la regia di Tim Blacke Nelson (il Delmar di Fratello dove sei?), che divide letteralmente la pellicola in due parti. Se nella prima il registro che utilizza è chiaramente quello della commedia, nella seconda  passa repentinamente al dramma. Così da un canovaccio trito e ritrito da commedia degli equivoci, nasce invece una vicenda spiazzante, che si diverte a giocare con le aspettative degli spettatori: ogni previsione o pronostico viene man mano sbriciolato dalla forza con cui l’imprevisto prende il posto dell’ovvietà.

Perfetto il cameo di Richard Dreyfuss nei panni di un boss della droga ebreo, così come il ruolo di Susan Sarandon, ancora una volta impeccabile nell’incarnare personaggi femminili sopra le righe. Il risultato finale è una pellicola che odora del cinema dei fratelli Coen, pervasa dalla necessità di dipingere la casualità della vita, che sembra accanirsi proprio con chi tenta di dominare il destino. Vi stupirà.

Voto 7

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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