Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Presentato Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, il film documentario di Piergiorgio Gay è una riflessione sull’identità nazionale che utilizza la musica e il personaggio Luciano Ligabue come vassoio su cui servire spunti e riflessioni sull’Italia. Attraverso le storie personali di uomini e donne più o meno comuni, che assumono però un significato e un valore collettivi, il film ha l’ambizione di descrivere “come siamo” e soprattutto “come eravamo”, sfruttando le note di uno dei cantautori più popolari di questa generazione. Nessuna polemica sul clima politico contemporaneo, fatta eccezione per quel “Auguro la buonanotte a tutti quelli che vivono in questo Paese ma che non si sentono in affitto, perché questo Paese è di chi lo abita e non di chi lo governa”, con cui il Liga nazionale ha terminato uno dei suoi concerti.
Ma possono le canzoni raccontare la società? La musica pop parla di noi e spesso ci ritrae con maggiore lucidità e immediatezza di quanto facciamo noi stessi, partendo dall’emozione e dal ritmo, e legandosi via via a occasioni particolari della nostra vita. E le canzoni di Ligabue, oltre al vasto successo di pubblico che le rende particolarmente esemplari, sono spesso legate a messaggi più esplicitamente politici: quando canta Non c’è tempo per noi, sui maxischermi vengono proiettate le parole della Costituzione, quando nella scaletta dei suoi concerti è la volta di Buonanotte all’Italia, dietro di lui scorrono i volti delle persone che hanno fatto qualcosa di concreto per il nostro paese. In questo film i volti emergono prepotentemente, parlano, comunicano con grande forza, a volte emozionano (fa un certo effetto vedere Giovanni Falcone che racconta col sorriso come combattere la paura). Certo, l’operazione è ambiziosa, ma raramente pecca di retorica o banalità: affronta con semplicità temi importanti come l’integrazione razziale, il testamento biologico, la laicità dello stato. E riesce perfettamente nel suo scopo didattico-divulgativo, senza eccessive pretese artistiche.
Voto 7
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