John Landis: un uomo, un mito

Di Carolina Tocci
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Uno splendido settantenne. John Landis oggi è questo, un signore che si porta magnificamente i suoi anni, con un umorismo travolgente e che ha ancora tanta voglia di raccontare storie. Una sala gremita di giornalisti lo ha accolto oggi al Festival di Roma, dove è venuto a presentare Fuori Concorso la sua ultima fatica: Burke & Hare (qui trovate la recensione), di cui ancora non si conosce la data di uscita italiana. Pellicola girata in un unico teatro di posa e con i costumi (davvero notevoli) realizzati dalla signora Landis, costumista di professione, Burke & Hare è la storia di due personaggi realmente esistiti, che dal novembre 1827 al 31 ottobre 1828 commisero numerosi omicidi per fornire al chirurgo Robert Knox, dietro compenso, cadaveri da dissezionare a scopo scientifico. Ma nelle mani di Landis questo tragico fatto è diventato commedia, tramutando due uomini che si sono macchiati di orrendi crimini in serial killer romantici, spinti a commettere quei terribili reati per necessità e per amore. Vi lasciamo alle nostre clip.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=aiswvbsx34I[/youtube]



“Per quanto riguarda i film horror, è perché sono considerati splatter e di explotation, non dei veri e propri film. E anche perché i critici sono presuntuosi. Per quanto riguarda la commedia poi, come sapete Io e Annie è l’unica commedia ad aver vinto l’Oscar come Miglior Film. Il magnifico Per favore, non toccate le vecchiette di Mel Brooks ha vinto l’Oscar per la Migliore Sceneggiatura… Credo si tratti principalmente di ignoranza”.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=VvUsAMuYq7w[/youtube]

“Il 3D lasciamolo da parte, non avrebbe senso fare un film come Burke & Hare in 3D. A me piace il 3D, ma non è un sistema che può essere adottato indistintamente per tutte le pellicole. Non sono d’accordo con lei quando dice che nel film i carnefici sono peggiori delle vittime. Sinceramente credo che lei sia una donna malata. La difficoltà principale nel fare film è che i film non hanno giustificazioni. Il lavoro che fanno Burke & Hare è “solo lavoro”, un po’ come la mafia… Una delle scene che preferisco nel Padrino parte II è quella in cui Al Pacino e Lee Strasberg… Non mi ricordo i nomi dei personaggi… Hyman Roth… Insomma c’è una scena in cui Vito Corleone e Roth parlano della storia dei Corleone, un dialogo di treminuti, e Roth dice: “Tu hai ucciso mio figlio, hai cercato di far fuori mio padre, hai ucciso il mio migliore amico… Insomma un elenco assolutamente scioccante di tutte le cose orrende che gli ha fatto. E poi dice: Però dopotutto questo è il lavoro che abbiamo scelto”. Succede un po’ come nei film, quando si arriva ad essere particolarmente frustrati, però… Questo è il lavoro che abbiamo scelto. Quindi lo scopo del film è di rendere simpatici questi due assassini, che fanno ciò che fanno perché è il loro lavoro”.

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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