Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
E’ sempre un piacere quando al cinema esplode il pop. Su carta, l’idea di utilizzare il Grande Schermo per unire il debutto di Christina Aguilera e il ritorno di Cher era esplosiva, specie nel contesto tutto paillette, glamour e lustrini dell’arte del burlesque. Già produttore del reality per trovare la nuova Pussycat Doll su MTV, già attore in alcuni lavori televisivi e cinematografici (tra cui I Goonies), Steve Antin esordisce con un film che avrebbe potuto segnare un nuovo matrimonio perfetto tra la settima arte e quella primigenia, la musica. Burlesque, d’altro canto, non è un musical: trattasi piuttosto di un genuino film musicale, del quale il ballo e il canto sono protagonisti indiscussi. E qui, nulla da dire: melodie urban pop accattivanti, una Aguilera con voce strillata ma potente, Cher che ci ragala l’ottima power ballad You Haven’t Seen The Last Of Me. Burlesque è di sicuro un ottimo album, ma purtroppo un film tutt’altro che buono.
La trama è funzionale alla cascata di canzoni ballate: il vuoto cosmico. La giovane ragazza di provincia Ali (Aguilera) molla il paesino per sfondare a Los Angeles. Dopo un’infinità di colloqui andati male, viene folgorata sul Viale del Tramonto da un club di burlesque, dove però l’esplosiva direttrice Tess (Cher) e il suo assistente Sean (Stanley Tucci) non la degnano di uno sguardo. Lavorandosi il capo barman (Cam Gigandet), Ali riesce a ottenere un posto da cameriera al Burlesque Lounge, ma in barba al disinteresse per le sue incredibili doti e all’acidità della capoballerina Nikki (Kristen Bell) riuscirà a farsi valere, mostrando a tutti che può reinventare il burlesque cantando e danzando insieme. Lo svolgimento è prevedibile come l’incipit: Ali e il capo barman si piacciono, Ali viene sedotta da un industriale senza scrupoli che vuole far fuori il locale (Eric Dane), Ali aiuta Tess a rimettere in piedi la baracca e liberarsi dei debiti.
E’ difficile giudicare un film che si chiama Burlesque ma che col burlesque vero ha molto poco a che fare. Non c’è traccia delle forme sinuose e abbondanti di una Dita Von Teese nel lavoro di Antin, non ci sono spogliarelli ironici. Solo sfoggio di coreografie (ottime) e una certa lentezza di fondo, che rende il film sostanzialmente noioso da vedere prima che piacevole da ascoltare. Si potrà dire che Christina Aguilera è chiamata a reinventare l’arte del burlesque, ma il compito è piuttosto ingrato da svolgere in un contesto dominato dalla banalità assoluta, e da una sceneggiatura che avrebbe potuto scrivere anche l’ultimo assistente scrittore di una soap televisiva. Certo, Cher è sempre carismatica sebbene ormai la sua espressività sia morta dietro al botox, e Stanley Tucci è come al solito divino sebbene replica del suo personaggio in Il Diavolo veste Prada. Qualche battuta divertente e dei balletti che starebbero meglio in un solo video musicale, anziché sparsi in quasi due ore di film: Burlesque non ha altro da offrire. Se non un debutto nella recitazione, quello di Christina Aguilera, che pur non essendo disastroso in termini di capacità risulta purtroppo drammaticamente trascurabile.
Voto 5
Appassionato di pop a trecentosessanta gradi, ama il cinema d'evasione, l'animazione e i film che non durino più di due ore.
Il ritorno di Cher, il debutto di Christina Aguilera. Ma dove finiscono i lustrini, iniziano le pagliuzze.
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