Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Dieci nomination per il trionfale film dei Coen, per una storia che si ripete. Nel senso che True Grit, l’originale di Henry Hathaway, fece vincere il premio dell’Academy al suo protagonista John Wayne. E mentre in molti puntano sulla vittoria quest’anno di Jeff Bridges in quello stesso ruolo, è sicuramente mirabile per noi l’interpretazione della piccola Hailee Steinfeld, nei panni della quattordicenne Mattie Ross che ingaggia un pistolero leggendario, lo sceriffo Rooster Cogburn (Bridges) appunto, per vendicare la morte di suo padre. Il film è l’epopea della ragazzina e del suo vendicatore sulle tracce di un uomo da trovare vivo e assicurarlo alla giustizia. Con loro, non troppo richiesto, il ranger texan LaBoeuf (Matt Damon).
Più attenti al romanzo originale di Charles Portis rispetto al film del 1969, i Coen esplorano il western con un taglio al solito moderno, praticamente contemporaneo. Cieca nella sua sete di vendetta, Mattie è incredibilmente più adulta della sua età ma proprio a causa di questa è comunque testarda e impulsiva come una ragazzina. Lo scontro generazionale con Cogburn le insegnerà che la sete di morte è qualcosa che può animarti sotto i venti, ma che finisce per corroderti più in là. Niente rimane accennato nel remake dei Coen, che di fatto è un bellissimo film, duro e spietato, con dialoghi eccezionali, forse a tratti un po’ lento e ridondante, ma di sicuro un eccellente esempio di western contemporaneo.
Voto 8
Appassionato di pop a trecentosessanta gradi, ama il cinema d'evasione, l'animazione e i film che non durino più di due ore.
I fratelli Coen rifanno il western che nel 1969 fece vincere un Oscar a John Wayne. La storia si ripete?
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