Cinema: biglietto più caro

Di Carolina Tocci
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Adesso è ufficiale. L’Aula del Senato ha definitivamente approvato la conversione in legge del decreto Milleproroghe, del cui calderone fa parte anche l’aumento del prezzo del biglietto del cinema. Sale parrocchiali escluse, si intende. L’euro in più per ogni biglietto che verrà staccato dal primo luglio 2011 al 31 dicembre 2013 servirà, secondo quanto sostenuto dal governo, a coprire le agevolazioni fiscali per le produzioni cinematografiche.

Negli ultimi mesi il cinema italiano ha straccia quello hollywoodiano al botteghino: da Benvenuti al Sud a Zalone, passando per i Babbi Natale di Aldo Giovanni e Giacomo. E di fatto il tax credit (procedimento per cui lo Stato permette a chi investe e produce nuovi film in Italia, un risparmio sui contributi da versare: un meccanismo di incentivi alla produzione che negli ultimi due anni ha dato risultati più che positivi) ha aiutato non poco. E adesso che il nostro cinema sta andando così bene, arriva la stangata. Probabilmente, come è accaduto per tanti altri aumenti in settori differenti da quello cinematografico, tra qualche mese anche questo finirà nel dimenticatoio. Tanti andranno comunque al cinema a vedere quel film che tanto aspettavano, e non sarà un euro in più a fermarli. Ma non sono i blockbuster che ci andranno di mezzo, almeno non quanto i film più piccoli e meno pubblicizzati, che verranno considerati sacrificabili o “scaricabili” (da internet), dato l’aumento. Ma la cosa peggiore in questa faccenda (a parte il fatto che le sale parrocchiali sono state esonerate dall’aumento, mentre non lo sono stati i cinema d’essay) è come sia possibile che venga considerato legittimo imporre l’aumento di prezzo per un servizio che non è statale, ma offerto da privati.



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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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