127 ore

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Bisogna tornare al Danny Boyle di The Beach, quello della handycam virtuosa, per trovare un fil rouge che collochi questo 127 ore nella filmografia del regista. Dopo una pausa visionaria, quella che gli è valsa l’Oscar per Il Milionario, Boyle riprende il discorso della natura estrema portando sullo schermo la vicenda (reale) di Aron Ralston, ventisei anni, che rimane imprigionato sotto un masso nel Blue John Canyon nello Utah, di ritorno da un’escursione. Cinque interminabili giorni di sofferenza psicologica e fisica, una lotta per la sopravvivenza tutta da reggere con primi piani spericolati e dialoghi interiori.



Un’ottima prova per James Franco, sempre più bravo. Il rischio di questo tipo di film è sempre altissimo, e può essere affrontato solamente da registi che decidono di mettersi alla prova con qualcosa di davvero estremo. Boyle riesce perfettamente nel compito che si era prefissato: più che creare un film su un sopravvissuto, sopravvivere con con un solo canyon e un solo protagonista che reggano il film. Peccato per il finale, vagamente gratuito, ma la sostanza di ottima prova c’è.

Voto 8

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Francesco Bernacchio

Appassionato di pop a trecentosessanta gradi, ama il cinema d'evasione, l'animazione e i film che non durino più di due ore.

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