Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
In un chiosco del litorale laziale con stabilimento annesso, entrano ed escono personaggi e animali di ogni sorta (persino un cavallo). La storia inizia e finisce in una giornata d’estate in questo stralcio di spiaggia romana gestito da Maurizio (Marco Giallini) scapolo con madre a carico che accoglie i suoi avventori. Attorno a lui si sviluppano le storie dei bagnanti, personaggi in bilico tra il buffo e il patetico, tra la commedia e la tragedia. Di sera, poi, Il chiosco si trasforma totalmente e diventa un ristorante di classe. I clienti cambiano, e mentre Maurizio aspetta i vip, i suoi dipendenti accendono candele e coprono i tavoli con eleganti tovaglie bianche. E il giorno dopo, ci si immagina, tutto ricomincia da capo.
Vincenzo Cerami riprende in mano dopo trentaquattro anni uno dei film culto degli anni Settanta, Il casotto di Sergio Citti di cui è stato autore. E suo figlio Matteo, alla sua prima regia, guarda con attenzione (prendendo qua e là) al casotto, tramutandolo in un chiosco meno angusto, ma con un risultato sicuramente meno efficace, anche se godibile. Un cast politically correct che include una coppia gay (Ambra Angiolini e Claudia Zanella), un aspirante suicida (Ennio Fantastichini), i due amici in cerca di divertimento (Francesco Montanari e Libero De Rienzo), un pescatore che fornisce pesce di dubbia provenienza (Ninetto Davoli), una star della Tv (Anna Bonaiuto), il cognato smemorato e cleptomane di Maurizio (Gigi Proietti), e un tipo ambiguo di mezza età con pappagallo al seguito e unghie dei piedi laccate di rosso (interpretato proprio da Vincenzo Cerami). Lontano anni luce dalla comicità dei Vanzina, Tutti al mare è una pellicola corale che si sviluppa attraverso gli incastri narrativi di cui sono protagonisti i vari personaggi che fotografa un certo tipo di umanità con rispetto, prendendosi gioco delle forze dell’ordine e descrivendo un’Italia schietta ma ancora in difficoltà quando si tratta di trovare il giusto equilibrio tra vizi e virtù.
Voto 6
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