Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Tra prequel, spin-off, midquel e sequel non possiamo certo dire che i supereroi al cinema non ci abbiano abituato a una pedissequa replica della continuity che caratterizza le loro avventure sui comic book. E così, dopo tre film della serie “regolare”, un prequel sulla storia di Wolverine e l’annuncio di un altro retroscena sulle vicende di Magneto, eccoci di fronte all’inizio della storia dei mutanti Marvel. Le vicende della primissima formazione degli X-Men, con un Magneto buono e ancora umano, un Professor X ancora con le gambe a posto, e una manciata di ragazzini che non ha la minima idea di come usare i propri poteri.
Fa da sfondo al tutto una spy story di fantapolitica ben congegnata da Vaughn, che ci infila in mezzo la Guerra Fredda e la Baia dei Porci, come teatro di oscure macchinazioni e conflitto tra mutanti buoni e mutanti cattivi. Il tutto ha lo scopo di mostrarci come mai Magneto sia passato alla parte oscura della Forza, decidendo che gli umani non avrebbero mai capito i mutanti, e non c’era altro modo di essere speciali se non combattere i mortali. Può un film degli X-Men reggere senza Wolverine? Può. Certo, spesso le battute sono sin troppo telefonate, così come i rimandi a quello che sarà. Ma per essere un capitolo con supereroi ignari e anche un po’ maldestri, si tratta sicuramente di una ventata di freschezza.
Voto 6
Appassionato di pop a trecentosessanta gradi, ama il cinema d'evasione, l'animazione e i film che non durino più di due ore.
Come tutto ha avuto inizio: i mutanti della Marvel ai tempi della Guerra Fredda, e Magneto buono.
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