Cowboys & Aliens

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Arizona, 1873. Un uomo (Daniel Craig) si sveglia malconcio in mezzo al deserto. E’ ferito, non ha le scarpe e indossa uno strano bracciale al polso sinistro. Non ricordando nulla del proprio passato, si incammina verso la prima città, alla ricerca di acqua e cibo. Arriva così ad Absolution, venendo accolto piuttosto bruscamente dai cittadini che la abitano, i quali non muovono un dito senza il benestare del perfido e potente colonnello Dolarhyde (Harrison Ford). Ma ben presto gli abitanti di Absolution si troveranno a far fronte a qualcosa di ben più spaventoso delle minacce del villano della contea, visto che dovranno vedersela con dei perfidi invasori extraterrestri che metterano a ferro e fuoco le loro abitazioni e rapiranno i loro cari. Così l’uomo del mistero (che poi scopriremo chiamarsi Jake Lonergan), in compagnia di un’altrettanto misteriosa ragazza (Olivia Wilde) e del colonnello Dolarhyde, si troverà a guidare gli abitanti di Absolution in una guerra all’alieno del tutto inattesa, che lo porterà a fare i conti con il suo passato dimenticato.



L’idea di unire nello stesso film cowboy e alieni è tanto folle quanto geniale. Il difficile, poi, diventa far coesistere questi due filoni senza che la storia perda in credibilità. Una bella sfida da affrontare per Jon Favreau e il suo team, ma dobbiamo ammettere che il risultato ci ha sorpresi, e in positivo. L’intuizione è venuta al noto editore di comics Scott Mitchell Rosenberg, che concepì l’idea di Cowboys & Aliens come un ashcan nel 1997 (un ashcan copy, letteralmente “copia pattumiera”, è un termine usato nel mondo dei fumetti per descrivere una pubblicazione prodotta esclusivamente per scopi legali, non destinata quindi alla distribuzione), vedendone già il potenziale per un adattamento cinematografico. Dopo una serie di peripezie, il progetto è finito nelle mani di Universal Pictures e Dreamworks, cha hanno voluto Alex Kurtzman, Roberto Orci (entrambi autori di Transformers, Mission Impossible: III e Star Trek), e Damon Lindelof (Lost) a sceneggiarlo. Se questo non dovesse bastare, il film è stato prodotto da Ron Howard e Brian Grazer, mentre alla voce Produttore esecutivo si legge, scolpito nella pietra, il nome di Steven Spielberg, che per motivare ed ispirare meglio la squadra ha organizzato una visione della versione rimasterizzata di Sentieri selvaggi.

Jon Favreu, dopo i due Iron Man, porta così il mito del West del diciannovesimo secolo a incontrare la fantascienza del terzo millennio in uno scontro inatteso e originale. Ma non basta. Anche la scelta dei due protagonisti (Daniel Crig e Harrison Ford) è piuttosto forte. Il mettere nello stesso film due eroi simbolo dell’immaginario cinematografico mondiale come James Bond e Indiana Jones (che meraviglia vedere di nuovo l’attempato Harrison Ford di nuovo a cavallo  con indosso quel cappello che volutamente ricorda quello che portava quando era ancora il dottor Jones) vuol dire creare un legame a doppio filo con i classici di Spielberg, il cui zampino pervade tutto il fillm, con la differenza che nelle sue pellicole gli alieni non incarnavano il nemico da combattere. Gli omaggi si sprecano: dalle caratteristiche fisiche degli alieni, che ricorda molto da vicino quella ideata da Ridley Scott in Alien, alla scelta di annoverare nel cast anche Brendan Wayne e Keith Carradine, l’uno nipote di John Wayne e l’altro figlio di John Carradine. Tanti i coup de théâtre che vengono a galla da una sceneggiatura solida, tesa al punto giusto e scanzonata, nonostante un paio di situazioni telefonate, ma di cui ci si dimentica presto. Insomma, questa bizzarra unione di diligenze e raggi laser, alieni e pistoleri funziona e intrattiene alla grande.

Voto7

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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