Il giorno in più

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Il libro più venduto di Fabio Volo (e il più citato: sul web ci sono delle pagine piene solo di aforismi tratti dai suoi libri), diventa un film in cui l’autore è impegnato nella doppia veste di sceneggi-attore. Prima o poi doveva succedere che il Volo cartaceo diventasse di celluloide: allora tanto vale iniziare dal suo successo più grande. E un milione di copie di un libro tradotto in diciotto lingue sono un ottimo punto di partenza. Il giorno in più segue la storia di Giacomo Bonetti (Fabio Volo), un quarantenne che passa di donna in donna, senza riuscire a costruire un rapporto minimamente stabile o che superi i pochi mesi. La sua vita cambia quando incontra una ragazza, Michela (Isabella Ragonese). La vede tutte le mattine sul tram che lo porta al lavoro. Giacomo e Michela si conoscono e trascorrono un po’ di tempo insieme, ma proprio quando tra loro sta per nascere qualcosa, lei si trasferisce a New York per lavoro…



La vicenda è praticamente identica a quella che Volo racconta nel libro, stessi personaggi (anche se nel film risultano meno particolareggiati e riflessivi di quanto non lo siano sulla carta) e stesse situazioni. Ma la diversità rispetto al romanzo sta nel modo in cui viene reso l’elemento romantico: la delicatezza della prosa utilizzata da Fabio Volo nelle pagine del libro, morbida e non banale, sullo schermo diventa una glassa zuccherina che avvolge la storia di Giacomo e Michela fino a soffocarla. Gli attori sembrano muoversi assecondando le idee di un regista che non sembra aver colto l’essenza della storia che sta raccontando; così se sulla carta si percepisce una certa veracità rispetto a quanto accade ai due protagonisti, al cinema diventa l’ennesima love story nemmeno troppo tormentata che si perde dietro a troppi cliché. Non che lo spunto fosse originale, ma Volo con le parole se l’era cavata bene riuscendo a rendere partecipe il lettore dei cambiamenti che i suoi personaggi subiscono attraverso le avventure che vivono. Per rappresentare tutto ciò su uno schermo ci vuole una certa sensibilità e una particolare attenzione ai moti spirituali dei protagonisti: Venier sarà anche un bravo regista di commedie (Tre uomini e una gamba, Chiedimi se sono felice, Generazione mille euro), ma questa volta si ha la sensazione che si sia trovato tra le mani una storia che non è riuscito a far sua fino in fondo.

Nemmeno il cast riesce a salvare questo film, a cominciare dai due protagonisti. Fabio Volo non diverte né convince nei panni di Giacomo e lo stesso accade per Isabella Ragonese. Va bene la ragazza normale, quella della porta accanto che ognuno di noi può incontrare sul tram, ma un pizzico di verve e di entusiasmo in più nell’affrontare un ruolo non hanno mai ucciso nessuno. Velo pietoso anche sui comprimari: Stefania Sandrelli che fa la madre di Giacomo e Lino Toffolo nei panni del suo nuovo compagno: situazioni viste e riviste che non portano a nulla. Per non parlare del cameo di Luciana Littizzetto che, nell’unica scena che ha, ripete sempre e solo un’unica parolaccia. Forse dovrebbe far ridere, ma con noi non ha funzionato. Fabio, continua a scriverli i tuoi libri che il cinema è un’altra cosa.

Voto 4

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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