La talpa

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“La prego, non realizzi il film del libro né un remake della miniserie TV. Esistono già”. Questa la richiesta fatta da John Le Carrè, autore del romanzo Tinker, Tailor, Soldier, Spy al regista Tomas Alfredson. L’ardua impresa (non è affare da poco ridurre per lo schermo un libro di quattrocento e più pagine, soprattutto se intricato come quelli dello scrittore britannico) secondo noi è riuscita in pieno. Conosciuto dal grande pubblico soprattutto per il successo riscosso nel 2008 con il delicato horror Lasciami entrare (Låt den rätte komma in), lo svedese Alfredson è qui alle prese con il suo primo film in lingua inglese, interpretato da attori internazionali e realizzato con un budget consistente (circa trenta milioni di dollari). E vince.



Presentato In Concorso a Venezia, La talpa ci porta indietro al 1973, in piena Guerra Fredda, invitandoci a seguire da vicino l’agente in pensione George Smiley (Oldman), richiamato dall’Intelligence britannica per compiere quella che probabilmente sarà la sua ultima missione: scovare la talpa, un collega doppiogiochista al servizio dei sovietici che si nasconde tra i pezzi grossi del Secret Intelligence Service. Già il suo vecchio capo Controllo (John Hurt) aveva dei sospetti che ricavadevano sulla sua più stretta cerchia di collaboratori tra cui l’ambizioso Percy Alleline (Toby Jones), nome in codice Tinker (lo stagnaio); il raffinato Bill Haydon (Colin Firth), soprannominato Tailor (il sarto); l’energico Roy Bland (Ciarán Hinds), chiamato Soldier (il soldato); il solerte Toby Esterhase (David Dencik), detto Poor Man (il povero); oltre allo stesso Smiley.

“Piccolo, rotondetto e, nel migliore dei casi, di mezz’età, era per aspetto uno degli umili di Londra, che non ereditano il regno dei cieli… Un tipo ritirato, eccentrico, di poche parole, ma con qualche simpatica abitudine: una per esempio, quella di parlare da solo mentre arranca per strada”. Così John le Carré descrive, nelle prime pagine del libro, il suo protagonista George Smiley. E Gary Oldman è perfetto nell’impersonare questo anti-Bond schivo e taciturno che “si dimentica immediatamente se lo si incontra per strada… e scompare nella tappezzeria della stanza”. Prima di lui ci aveva provato Sir Alec Guinness nei sette episodi della serie tv andata in onda sulla BBC nel 1979, ma Oldman riesce a conferire al suo suo personaggio un maggiore anonimato lavorando per sottrazione, attraverso una recitazione tanto silenziosa e minimale quanto efficace.

La talpa è una pellicola che richiede la piena attenzione da parte dello spettatore, altrimenti si corre il rischio di perdersi e di lasciarsi sfuggire i tasselli dell’intricato mosaico da comporre prima di lasciare la sala. Alfredson pretende che il suo pubblico sia vigile e concentrato, e lo ricambia offrendo sequenze memorabili di grande cinema, un cast di altissimo livello e un dettaglio nella ricostruzione degli ambienti e nella scelta dei costumi dei protagonisti che lascia senza fiato. Divertitevi, poi, a scovare un cameo di Le Carrè all’interno del film. Un aiutino: lo scrittore interpreta un poliziotto.

Voto 8

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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