MIA Market 2019: la quinta edizione sarà dal 16 al 20 ottobre
— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
All Cops Are Bastards, tutti i poliziotti sono bastardi. Così recitava il motto del movimento skinhead degli anni settanta, nato come titolo di una canzone dei The 4-Skins e tramandato fino ai giorni nostri in alcune sottoculture attraverso l’acronimo che spesso troviamo scritto sui muri delle città e negli stadi. Una sigla scelta dal giornalista di Repubblica Carlo Bonini per intitolare la sua inchiesta sui reparti speciali delle squadre mobili il cui principale compito dovrebbe essere di mantenere l’ordine pubblico negli stadi durante le partite di calcio. Un film atteso, non solo per il tema caldo (a settembre durante l’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia era stato presentato Black Block, il documentario sui fatti del G8 di Genova nel 2001, mentre tra pochi giorni al Festival di Berlino verrà presentato Diaz – Don’t clean up this blood di Daniele Vicari, sull’irruzione che la polizia fece nella scuola genovese che dà il nome al titolo, sempre nella notte del 21 luglio 2001), ma anche perché Stefano Sollima dirige per la prima volta un lungometraggio, dopo il successo della serie Romanzo criminale.
Al centro di ACAB, la vita tutt’altro che facile e le pratiche poco ortodosse di tre celerini, Cobra (Pierfrancesco Favino), Negro (Filippo Nigro) e Mazinga (Marco Giallini) che prendono il lavoro come una missione e che hanno imparato a loro spese che alla violenza è possibile rispondere solo con altra violenza. Le regole che dovrebbero rispettare per primi, vengono sistematicamente piegate e stravolte perché i tre poliziotti si muovono in una società governata dal rancore e priva di qualsiasi regola civile. “L’idea era quella di fare un film di genere intelligente che affrontasse lateralmente alcuni temi molto presenti nella nostra societa” ci ha detto questa mattina Stefano Sollima in occasione della conferenza stampa di presentazione del film. “Insomma, un poliziesco, come si faceva negli anni Settanta. ACAB, nonostante sia immerso nei fatti più sanguinosi ed inquietanti degli ultimi anni, non vuol essere un film di denuncia sociale. O meglio, non solo. E’ soprattutto una storia di uomini”.
Alla conferenza stampa erano presenti anche i tre protagonisti Pierfrancesco Favino, Marco Giallini e Filippo Nigro, a cui abbiamo chiesto se hanno avuto dei pregiudizi nell’affrontare i personaggi che hanno interpretato.
Mentre a Favino abbiamo chiesto una riflessione sul fatto che il punto centrale di ACAB sembra essere il cambio di punto di vista, l’adozione di quello di personaggi solitamente non raccontati e criticati. Ma esiste un rischio morale in operazioni del genere?
QUI trovate la nostra recensione di ACAB.
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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