Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Vibrante: è questo l’aggettivo adatto a definire Hysteria, terza pellicola dell’americana Tanya Wexler, classe 1970, presentata In Concorso al Festival Internazionale del Film di Roma lo scorso ottobre. “Questo film è basato su fatti realmente accaduti… Sul serio” avverte subito una didascalia. Poi si viene catapultati nella pudica Londra vittoriana del 1880, dove il brillante giovane Dottor Mortimer Granville (Hugh Dancy) è in cerca di un nuovo lavoro. Lo trova presso il Dottor Dalrymple (Jonathan Pryce), specializzato nel trattamento dei casi di isteria. Dalrymple è convinto che la causa del malanno sia anche la repressione sessuale imperante in quell’epoca, e cura le sue pazienti isteriche con una terapia scandalosamente efficace: una sorta di “massaggio manuale”. Il dottore, però, deve lottare contro la fiera disapprovazione della figlia Charlotte (Maggie Gyllenhaal), sostenitrice dei diritti delle donne più deboli. Mortimer decide di affinare il metodo terapeutico: quando il suo lungimirante amico Edmund (Rupert Everett) gli rivela il progetto del suo nuovo spolverino elettrico, gli viene in mente un’idea geniale.
Non è facile trattare con tanta simpatia e disinvoltura un tema delicato e provocatorio come l’invenzione del vibratore, ma Tanya Wexler ci riesce alla grande. Forte di un cast perfettamente amalgamato in grado di seguire i tempi comici e i dialoghi serrati imposti dall’allusiva e mai volgare sceneggiatura dei coniugi Stephen Dyer e Jonah Lisa Dyer. Lo spunto frivolo attorno al quale la storia si sviluppa, però, viene sostenuto da temi socialmente più rilevanti: la condizione della donna nell’Età Vittoriana, l’emancipazione femminile, l’insensibilità e la scarsa conoscenza del corpo femminile da parte della medicina dell’epoca. Tirando le somme Hysteria è una deliziosa commedia romantica, scritta con intelligenza e messa in scena con altrettanto giudizio. Una nota in più va spesa per Maggie Gyllenhaal, davvero brava nei panni della suffragetta piena di ideali e buoni sentimenti in conflitto con il conservatorismo di suo padre e del mondo in cui vive, e per Rupert Everett, che regala al personaggio di Edmund una caratterizzazione davvero ben riuscita.
Voto 7
Qui trovate le videointerviste a Maggie Gyllenhaal e Rupert Everett.
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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