Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
“Tutti invecchiano, ma non tutti crescono“.
L’ultimo lavoro di Jason Reitman, presentato al pubblico al Festival di Berlino 2012 (sezione Berlinale Special) il giorno di San Valentino potrebbe tranquillamente iniziare e concludersi all’interno di questo slogan, se non fosse che tra la prima e l’ultima parola la sceneggiatrice Diablo Cody abbia costruito un singolare spaccato della società di oggi, portando alla ribalta la storia di Mavis Gary, immatura e frustrata ghost writer di un’agonizzante collana di libri per ragazzi (Charlize Theron). All’arrivo della convocazione per il battesimo del figlio del suo ex fidanzato del liceo, Mavis decide di tornare a Mercury, il paese di provincia da cui è fuggita (lei che era la più bella della scuola) per riprenderselo e tirarlo fuori da quella che è certa essere una vita da incubo. Quando il ritorno al passato si fa più difficile di quanto avesse previsto, Mavis instaura un insolito legame con un ex compagno di classe.
Bad girl lo è senz’altro, Mavis Gary, trentasettenne che fa colazione con la Diet Coke e che pasteggia con bourbon e gelato. E’ rimasta ai tempi in cui era la reginetta del liceo bellissima e sboccata, che non è in grado di prendersi cura nemmeno del suo cagnolino, unico compagno in una vita del tutto vuota e priva di qualunque aspettativa. Non deve essere stato facile cimentarsi in un progetto come Young Adult, che disattende le aspettative di qualunque spettatore medio, rompendo gli schemi e presentando un protagonista che è l’esatto contrario della deliziosa Juno, un nuovo ruolo da “Monster” per Charlize Theron, ma più sottile e conturbante rispetto a quello che le è valso un Oscar nei panni della serial killer Aileen Wuornos nel 2003. Mavis non è cattiva, è una donna dallo sviluppo interrotto, o comunque non andato a buon fine, che giunta alla soglia dei quaranta si vede costretta a tornare nella sua città di origine, unico luogo in cui viene ancora considerata, dove ha ancora un nome, anche se legato a un passato scolastico ormai lontano.
Le inadeguatezze comportamentali di Mavis, avevano bisogno di un ammortizzatore, un filtro che lasciasse intuire che la sua non è pazzia, ma disadattamento. Per questo risulta vincente l’inserimento nella storia del personaggio di Matt Freehauf (interpretato da Patton Oswalt, comico amatissimo negli Stati Uniti). Attraverso il suo rapporto con Mavis capiamo quanto lei sia rimasta incastrata in dinamiche relazionali adolescenziali, anche se schiava di problemi da adulti come la paura di rimanere soli mentre i suoi coetanei mettono su famiglia o la dipendenza dalla bottiglia. Lasciare la sala dopo aver visto Young Adult invita alla riflessione: se con Thank You for Smoking, Juno e Tra le nuvole, Jason Reitman aveva raccontato storie di personaggi tutto sommato appagati sul finale, gli atteggiamenti di Mavis a fine storia risultano difficili da elaborare. Ed è funzionale scoprirla lentamente attraverso i dialoghi tra personaggi che dicono sempre ciò che pensano, senza alcun filtro. Come se avessero trovato il modo di alleggerirsi della gravità di cui la vita li ha caricati. Pellicola interessante Young Adult, che si conferma il film più volutamente sgradevole di Reitman, ma anche quello più complesso dal punto di vista esistenziale.
Voto 7
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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