Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
In preparazione da tempo, come abbiamo avuto modo di osservare nei vari titoli di coda delle pellicole di casa Marvel da cinque anni a questa parte, il ciclone Avengers è finalmente arrivato. A riunire i protagonisti di cinque dei film dai budget più alti di sempre (Iron Man, Iron Man 2, L’incredibile Hulk, Captain America e Thor) è una misteriosa organizzazione governativa, lo S.H.I.E.L.D., il cui agente Nick Fury (interpretato da Samuel L. Jackson) è già apparso nei siparietti montati in coda alle pellicole sopraccitate. A dirigere questa operazione non facile, ci ha pensato Joss Whedon, massimo esponente della Geek generation e già autore di telefilm di culto come Buffy e Angel, nominato all’Oscar per la sceneggiatura del primo Toy Story e sceneggiatore dell’horror in uscita a maggio Quella casa nel bosco. Un curriculum di tutto rispetto e un amore smisurato per i fumetti ha fatto sì che fosse lui il prescelto, anche per evitare che i fan dei supereroi in versione comic uscissero dalla sala insoddisfatti.
A seguito della comparsa di un nemico inatteso (Loki/Tom Hiddleston) che minaccia la tranquillità e la sicurezza del mondo, Nick Fury, comandante dello S.H.I.E.L.D., riunisce Iron Man (Robert Downey Jr.), Thor (Chris Hemsworth), Hulk (Mark Ruffalo), Captain America (Chris Evans), Occhio di Falco (Jeremy Renner) e Vedova Nera (Scarlett Johansson). Il gruppo di supereroi si troverà a collaborare utilizzando i poteri di cui è dotato ognuno di loro contro il perfido fratellastro del Dio del tuono che è riuscito a mettere le mani sul Tesseract, il cubo fonte di illimitata energia. Ai sei il compito di salvare il mondo.
La paura più grande, per un film costato duecento milioni di dollari e con l’ambizione di polverizzare gli incassi storici di altre celebri saghe cinematografiche, nasceva dalla possibilità, non troppo remota, che i personaggi avrebbero potuto perdersi tra gli effetti spaciali. Fortunatamente questo non è accaduto, anzi, la bravura di Whedon sta soprattutto nel far coesistere i sei protagonisti facendoli muovere in una realtà corale che diventa man mano il fulcro del film. Nonostante una prima parte più apatica, anche se funzionale a una seconda in cui non viene concesso un secondo per staccare gli occhi dallo schermo, The Avengers rispetta le aspettative dei fan del fumetto da cui è tratto e dei profani, permettendo persino a chi è del tutto digiuno di supereroi di entrare nel vivo della situazion e di capire cosa stia guardando. Nulla è dato per scontato, tutto viene spiegato, tranne il personaggio di Hulk che tra tutti risulta il meno coerente, mentre gli altri protagonisti mantengono il proprio carattere e interagiscono tra loro esattamente nel modo in cui ci si aspetta.
A Whedon bisogna riconoscere il merito di essere riuscito a far entrare nella stessa inquadratura un genio dell’industria moderna, un semidio vichingo, un soldato della seconda guerra mondiale e un gigantesco mostro verde, facendoli dialogare con naturalezza e rendendo credibile il tutto. New York sullo sfondo, poi, si conferma una scelta vincente e necessaria, in quanto culla degli eroi nati dalla fantasia di Stan Lee (che, nemmeno a dirlo, è presente con un cameo). Ma a luccicare, non sono solo gli effetti speciali della Weta di Peter Jackson, che trovano in Hulk il loro fine ultimo, ma anche la maestria con cui Joss Whedon muove la macchina da presa, con dinamismo e vitalità. Certo alla fine Iron Man risulta essere il mattatore del gruppo, e il 3D aggiunto in postproduzione alle riprese originali realizzate in 2D non è certo il massimo, ma tutto sommato The Avengers diverte e intrattiene per oltre due ore: esattamente ciò che un film di questo tipo deve fare.
Voto 7
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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