Giovane, carino e molto occupato, soprattutto ora che ha firmato la regia di uno dei film più attesi della stagione, Biancaneve e il cacciatore, attualmente in programmazione. Rupert Sanders sta vivendo il suo momento d’oro dopo che il produttore del film Joe Roth (ex presidente della 20th Century Fox e dei Walt Disney Studios e produttore del burtoniano Alice in Wonderland) ha riposto totale fiducia nelle sue capacità, tanto da non aver nemmeno considerato la possibilità di affidare il progetto ad altri registi, magari più noti o affermati.
Ed ecco che nel passare dalla realizzazione di campagne pubblicitarie di successo (come quella per Halo 3) alla direzione di un kolossal con un budget da centosettanta milioni di dollari il passo, almeno per lui, è stato breve. Ma Roth, evidentemente, ci aveva visto lungo, riconoscendo a Sanders un talento fuori dal comune, come si intuisce dai suoi lavori precedenti a questo Biancaneve. Tra questi, ci ha colpiti particolarmente un corto di venti minuti, D Minus, in cui assistiamo a un quadretto familiare tutt’altro che idilliaco sullo sfondo dell’America degli anni Ottanta. Protagonista è Robert Patrick (il cyborg T-1000 di Terminator 2), voluto da Sanders a interpretare un padre fallito, violento e che fa uso di droghe che sembra uscito da un film di David Fincher.
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