Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Julia Denning è un’infermiera che vive nella cittadina di Cold Rock, dove si nascondono segreti inquietanti. Nel corso degli anni, infatti, sono scomparsi 13 bambini senza lasciare né un indizio né un testimone. Gli abitanti del luogo ritengono che il responsabile sia The Tall Man un personaggio misterioso e leggendario che rapisce i bambini svanendo nel nulla. Quando una notte Julia trova il letto di suo figlio vuoto la caccia è aperta e con essa la ricerca di risposte: chi è il colpevole di questo orrore e, soprattutto, che cosa avevano in comune quei bambini scomparsi?
Dall’autore di uno dei più discussi ed emblematici horror francesi degli ultimi tempi, Martyrs, ci saremmo aspettati qualcosa in più. Quello stesso qualcosa che ci auguriamo Laugier abbia messo in Beautiful Creatures, il fantasy simil-Twilight in uscita a febbraio. Giocando molto sulle atmosfere dark, sulla pioggia che non smette un attimo di cadere sulla cupa Cold Rock e sui suoi ancor più cupi abitanti e sul bosco che circonda la città avvinghiandola in un abbraccio morboso e claustrofobico, Laugier si diverte a giocare con lo spettatore facendo cambiare improvvisamente rotta alla sua storia. Fino a metà film il regista ci convince che le cose stanno andando in un certo verso, per sbatterci in faccia un attimo dopo che non stanno affatto seguendo quella direzione che immaginavamo. E poi lo fa di nuovo. Capovolgimenti di prospettive a parte (ben strutturati narrativamente, meno dal punto di vista dei contenuti), quello che manca ne I bambini di Cold Rock è la mission finale a cui aspirano i personaggi rincipali, che tutto sommato stupisce meno dei vari cambi di rotta della vicenda. Quando ogni tassello si mette a posto, alla fine, la pelliocola si risolve con una conclusione un po’ troppo forzata. Siamo sibillini, ce ne rendiamo conto, ma stiamo cercando di evitare gli spoiler.
Protagonista assoluta di questo thriller/horror sui generis è Jessica Biel, che tiene botta per tutto il film (ma non è una rivelazione per chi l’ha vista in Un matrimonio all’inglese). Struccata e spesso con il volto coperto di ferite o di ematomi, la bella fidanzata di Justin Timberlake riesce a dare credibilità alla sua Julia, soprattutto nel finale, quando Laugier le punta una camera fissa sul viso per qualche minuto. Funziona anche la giovane Jodelle Ferland che dopo i ruoli in Silent Hill e Quella casa nel bosco, continua la sua ascesa all’interno del genere a cui sembra ormai appartenere.
Voto 5
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Una narrazione un po’ forzata accompagna Jessica Biel nella città dei bambini scomparsi. La recensione.
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