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— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
“Dopo Gomorra all’inizio cercavo un soggetto che potesse essere all’altezza del successo del mio film precedente. Mi sono poi reso conto che stavo andando incontro alla catastrofe, e ho iniziato a credere che questa piccola storia, ambientata a Napoli, potesse essere quella giusta. Un racconto semplice e senza troppe pretese“.
Matteo Garrone
E’ inusuale, soprattutto nel mondo del cinema, incontrare qualcuno timido quanto Matteo Garrone. Ma forse la sua sorprendente capacità di raccontare storie va cercata anche nel suo essere schivo e un po’ allergico alla notorietà. Questa mattina il regista de L’imbalsamatore e di Gomorra ha presentato alla stampa la sua ultima fatica (sette milioni di euro di budget), Reality, nelle sale da venerdì 28 settembre. La pellicola, già vincitrice del Grand Prix della Giuria all’ultimo Festival di Cannes e scritta a otto mani dallo stesso Garrone insieme a Maurizio Braucci, Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, racconta la storia di Luciano, pescivendolo napoletano con moglie, figli e una grande famiglia di zii fratelli e cugini. Spinto dai parenti, l’uomo si presenta alle selezioni per il Grande Fratello, prima in un centro commerciale poi ai provini a Cinecittà. Sicuro di essere stato scelto, inizia pian piano a scivolare nell’ossessione e poi nella follia. Si convince di essere costantemente osservato dalle telecamere e, in attesa della “chiamata”, vende la pescheria, regala le sue cose ai poveri, si chiude in casa incollato a uno gigantesco televisore che rimanda del immagini del reality che nel frattempo è iniziato senza di lui.
Alla conferenza stampa, oltre a Matteo Garrone, era presente anche il cast (Loredana Simioli, Ciro Petrone, Nunzia Schiano e Nando Paone) ma è stata la presenza del protagonista, Aniello Arena, a destare particolare interesse. Ergastolano divenuto attore, non era potuto andare a Cannes perché sta ancora scontando la sua pena nel carcere di Volterra, anche se oggi gli è stato rilasciato un permesso speciale che gli ha permesso di partecipare alla conferenza stampa del film. E’ una storia singolare la sua: attore autodidatta tra i più apprezzati della Compagnia della Fortezza (gruppo teatrale nato proprio nel Carcere di Volterra), Arena fu coinvolto nella strage di Piazza Crocelle a Barra (avvenuta l’8 gennaio del ’91) vicino Napoli, quando aveva soltanto ventitré anni. Faceva parte di una batteria di cinque uomini del clan camorrista Nemolato-Minichini che quel giorno causò la morte di tre persone. Arena fu processato e condannato all’ergastolo con l’accusa di strage. Difficile a dirlo, vedendolo interpretare il pescivendolo Luciano, e difficile anche solo pensarlo qundo te lo ritrovi davanti, insieme al resto del cast, con il viso spaesato e lo sguardo di di chi sa di aver avuto un’occasione in più dalla vita e la sta sfruttando.
QUI trovate la nostra recensione di Reality. Vi lasciamo alle nostre videointerviste a Matteo Garrone e ad Aniello Arena.
Matteo, come è nata l’idea di realizzare un film come Reality?
Matteo, dopo lo strepitoso successo di Gomorra, hai deciso di rimanere a fare cinema in Italia e di tornare sul Grande Schermo con una storia piccola e completamente diversa dal tuo film precedente. Pensi di aver fatto la scelta giusta?
Aniello, come è stato interpretare un personaggio come Luciano, per te che vieni dal teatro? E qual è il tuo rapporto con i reality show?
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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