MIA Market 2019: la quinta edizione sarà dal 16 al 20 ottobre
— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
Debutterà nelle sale il prossimo 11 ottobre ParaNorman, distribuito da Universal Pictures e diretto dal debuttante Chris Butler, supervisore storyboard di Coraline e artista storyboard de La sposa cadavere, e dal più esperto Sam Fell, regista di Giù per il Tubo e de La avventure del topino Despereaux. Abbiamo già avuto occasione di parlarvi di questo gioiellino dell’animazione, ma a poci giorni dall’uscita, volevamo soffermarci un po’ sulla tecnologia che ne ha permesso la realizzazione. Degno seguace di quel piccolo capolavoro che fu Coraline e la porta magica (primo film d’animazione in stop-motion ad essere girato in stereoscopia con una doppia fotocamera digitale per consentire la visione del film in 3D), ParaNorman ha avuto una produzione durata due anni. All’interno degli studi LAIKA a Hillsboro, Oregon, in 151.140 metri quadrati di spazio, è nato e cresciuto il “ParaNorman dream”, sin dall’agosto del 2010 quando, un gruppo di oltre trecento designer, artisti di vario genere, animatori e tecnici, iniziarono a lavorare suddivisi in cinquantadue differenti unità di ripresa: numero mai disposto per un lungometraggio di animazione in stop-motion, se non per Coraline.
La trama di ParaNorman richiama un po’ alla mente quella de Il sesto senso di M. Night Shyamalan, ma in chiave comica. Norman è un ragazzo incompreso e deriso perché vede e parla coi morti. Ma quando la piccola cittadina in cui vive viene assaltata dagli zombie l’unico che sembra capace di intervenire è proprio lui. Per salvare le sorti della sua comunità colpita da una maledizione secolare, Norman sarà costretto ad affrontare, oltre a zombie, fantasmi e streghe, anche una schiera di adulti ottusi e testardi.
Per avere un’idea della mole di lavoro necessaria alla creazione di pellicole come ParaNorman, vi basti pensare solo che la tecnica con cui il film è realizzato, la stop-motion appunto, consiste nel creare personaggi tangibilmente reali, con set costruiti a mano. Frame by frame, fotogramma per fotogramma (e in un film ce ne sono 24 al secondo) gli animatori manipolano attentamente e meticolosamente i personaggi, le scene, gli ambienti, su un piano di lavoro.
Ogni inquadratura viene fotografata per la macchina da presa. Quando le migliaia di inquadrature catturate, vengono proiettate insieme in sequenza, i personaggi e gli ambienti si animano in un movimento continuo e fluido. ParaNorman, poi è il primo film in stop-motion che utilizza una stampante 3D a colori per creare facce di sostituzione ai suoi pupazzi. Per la produzione sono state stampate oltre 31.000 parti del viso individuali e sono stati utilizzati 10.274.186 litri di inchiostro!
Se poi consideriamo che solo il protagonista, Norman, ha ventotto doppioni, è facile intuire l’immenso contributo apportato dalle facce di sostituzione create dalla stampante 3D a colori, grazie alla quale il piccolo eroe paranormale ha avuto la possibilità di sfoggiare circa 8.800 volti con una svariata gamma di singoli pezzi delle sopracciglia e della bocca. Questo equivale a dire che Norman può sfoderare circa un milione e mezzo di possibili espressioni facciali.
Aspettando l’uscita di ParaNorman nelle sale, vi lasciamo con questa clip, illuminante (nel vero senso del termine), in cui viene mostrato il lavoro necessario a costruire una sola delle lampade che vedrete nel film.
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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