Roma 2012 – Giorno 2

Di Carolina Tocci
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Takashi Miike, Erina Mizuno e Takayuki Yamada per Lesson of Evil

Festival in fase di decollo che con il weekend alle porte, entra nel vivo con tanti appuntamenti, non solo cinematografici. Ieri sera eravamo sul tappeto rosso, un po’ più sottotono rispetto agli altri anni quando non si riusciva ad avvicinarsi neanche alle transenne. A sfilare, oltre alla giuria, i protagonisti di Lesson of Evil di Takashi Miike e del film di apertura, Aspettando il mare, di Bakhtyar Khudojnazarov.

Egor Beroev, Bakhtyar Khudojnazarov e Anastasia Mikulchina per Aspettando il mare.

Egor Beroev, Bakhtyar Khudojnazarov e Anastasia Mikulchina per Aspettando il mare.

Tornando ai film, è stata presentata oggi In Concorso una deliziosa commedia francese, Main dans la main di Valérie Donzelli. La regista e attrice francese, reduce dal grande successo del precedente La guerra è dichiarata, quesa volta racconta una storia surreale e romantica al tempo stesso. Un uomo (Jeremie Elkaim) e una donna (Valérie Lemercier) si conoscono per caso, si baciano furtivamente all’interno dell’Opera di Parigi e da quel momento, vittime di uno strano incantesimo, non riescono più a separarsi. Nel senso letterale del termine. Ambientazione a parte (Parigi è sempre Parigi), che già da sola fa innamorare del film, quello che colpisce di Main dans la main è la delicatezza di personaggi, immagini e situazioni a cui questa giovane regista (classe 1973) riesce a dar vita. Pellicola che diverte e commuove.

Carlo Verdone

Interessante e divertente, il documentario presentato nella sezione Prospettive Italia Carlo!, su Carlo Verdone, di Gianfranco Giagni e Fabio Ferzetti. Applausi ieri sera in sala durante l’anticipata stampa e brusii divertiti mentre sullo schermo passavano alcuni degli sketch più divertenti e celebri dell’attore e regista italiano, da quelli televisivi a quelli tratti dai suoi film. Non un opera celebrativa, ma un documento che spiega e mostra qualcosa di inedito sul Verdone più schivo e lontano dai riflettori. Il suo rapporto con la famiglia, con i colleghi e gli amici e con i personaggi a cui ha dato vita e che sono entrati a far parte del background social-culturale del nostro paese. Questa mattina abbiamo incontrato Carlo Verdone e gli abbiamo chiesto a quali personaggi darebbe vita oggi, prendendo spunto dalla gente che da sempre è stata la sua prima fonte di ispirazione. Ecco che cosa ci ha risposto.



E’ sbarcato al Festival anche l’australiano P.J. Hogan che, a quasi vent’anni da Le nozze di Muriel, è tornato a lavorare con la sua conterranea Toni Collette, per presentare, Fuori Concorso, la commedia Mental. Siamo invitati a seguire la storia di una madre (Rebecca Gibney) dai nervi a pezzi e un padre donnaiolo impegnato in politica (Anthony LaPaglia) che, trovandosi con la moglie ricoverata in un ospedale psichiatrico e non essendo in grado di occuparsi delle sue cinque figlie, recluta per la strada un’autostoppista di nome Shaz (Tony Collette) assumendola come loro tata. Hogan non si frena e punta tutto sull’eccesso e sul kitsch, sui toni accesi e sulle caratterizzazioni sopra le righe, rendendo il film un ibrido estremamente instabile dove il registro cambia fin troppo vertiginosamente e dove anche un’attrice notevole come la Collette viene lasciata a briglia sciolta in un gigionismo eccessivo.

Tony Collette in Mental.

Sempre in giornata è passata anche la prima pellicola italiana In Concorso, Alì ha gli occhi azzurri, di Claudio Giovannesi. Personaggi principali sono il sedicenne italo-egiziano Nader e il coetaneo Stefano, ragazzi della borgata romana che si aggirano in un mondo non troppo distante da quello dei loro antenati Citti e Davoli, aggiornati però all’attualità della (mancata) integrazione fra immigrati e locali, coinvolti in una guerra fra miserie ai limiti del fratricidio. Nader, italiano di nascita, dopo un diverbio con i genitori in seguito alla sua decisione di fidanzarsi con una coetanea occidentale, trascorre una settimana di vagabondaggio in luoghi dove lo scontro è legge tribale che finirà per minare il suo già precario equilibrio sociorelazionale. Ritratto di notevole equilibrio, tutto basato sull’ impeto dei suoi protagonisti e sulla forza prospettica, sempre naturale e raggelante, del mondo che li circonda.

Seconda prova da regista, invece, per Susanna Nicchiarelli che, dopo il coraggioso esordio con Cosmonauta, con Alla scoperta dell’alba porta avanti una riflessione più intima su temi come la famiglia e gli anni di piombo. Tratto dal romanzo di Walter Veltroni, il film incrocia le vicende di Caterina (Margherita Buy) e Barbara (la stessa Nicchiarelli), due sorelle figlie di una vittima del terrorismo. Il risultato però lascia a desiderare con la narrazione, su due piani temporali che mal si amalgamano tra loro, che procede alternando accelerate e improvvise battute d’arresto. Tutto questo penalizza le buone premesse iniziali e soprattutto un ritmo che non arriva mai. Oggi alla conferenza stampa di presentazione del film c’erano Margherita Buy e Sergio Rubini, a cui abbiamo chiesto cosa ricordano degli anni di piombo e in che modo, i loro ricordi, hanno contribuito alla costruzione dei personaggi nel film.

Grazie ad Andrea Bosco ed Eugenio Boiano.

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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