Roma 2012 – Giorno 5

Di Carolina Tocci
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Dopo un red carpet all’italiana ieri sera, con Michele Placido, Violante Placido e Luca Argentero per Il cecchino e con il cast de Il volto di un’altra di Pappi Corsicato, oggi al Festival è il giorno di Breaking Dawn – Parte 2, capitolo finale della Twilight saga ideata da Stephenie Meyer che sarà nelle sale da domani. Prima nota dolente: nessuno degli attori verrà all’Auditorium per presentare il film, che sarà proiettato questa sera alle 20,30. Noi lo abbiamo visto ieri, ma un embargo tassativo ci impedisce di pubblicare la recensione prima delle 23:00 di questa sera. Rimandiamo il discorso, e le altre note dolenti, a più tardi.

Questa mattina, poi, sul red carpet del Festival è arrivata la neve e per un po’ si è respirata un’aria natalizia, nonostante la temperatura fosse di 22 gradi. L’occasione è stata la presentazione di Ralph Spaccatutto, il nuovo cartoon Disney di Rich Moore, qui da noi noto soprattutto per aver diretto I Simpson e Futurama. Con lui anche il produttore del film, Clark Spencer e Paolo Virzì, che nella versione italiana della pellicola presta la voce a uno dei personaggi. Un risultato leggermente sotto le aspettative, per questo Ralph Spaccatutto, che rappresenta sulla carta una nuova tappa del discorso revivalistico impostato da John Lasseter. Il protagonista è è il Cattivo del videogioco Felix Aggiustatutto e per trent’anni è stato messo in ombra da Felix, il “bravo ragazzo” che ogni volta finisce per salvare la situazione. Stanco di fare il cattivo, Ralph decide di cambiare, avventurandosi in un viaggio attraverso diverse generazioni di videogame, per dimostrare a tutti che anche lui ha la stoffa per diventare un eroe. Guardando ancora una volta al passato dopo il brillante esperimento parodistico di Come d’incanto e il ritorno alla fiaba di Rapunzel, lo studio d’animazione statunitense questa volta si concentra sull’universo vintage degli arcade e delle sale giochi, con il consueto, ma sempre fresco, canovaccio sull’eroe che sfida il proprio ruolo e universo d’appartenenza. Però un contesto inizialmente denso di spunti, viene annacquato e attenuato in un irresistibile, ma tradizionale e superficiale fuoco d’artificio ad uso e consumo principalmente dei più piccoli, lasciando a bocca parzialmente asciutta chi sperava in un prodotto più maturo, nostalgico e rievocativo.

Ma l’evento più significativo di questa giornata è stato senza dubbio l’incontro con Peter Ramsey e Guillermo Del Toro, rispettivamente regista e produttore esecutivo del nuovo film di animazione targato Dreamworks, Le cinque leggende, in uscita a fine novembre, sbarcati a Roma anche per ricevere il neonato premio “Vanity Fair International Award for Cinematic Excellence”. Con loro anche il CEO della Dreamworks, Jeffrey Katzenberg, che durante la prima conferenza stampa davvero gremita di questa edizione del Festival, è rimasto però in disparte, seduto tra i giornalisti, e la produttrice Christina Steinberg.
Le cinque leggende è una storia magica e avventurosa che ha inizio quando un Babbo Natale tatuato e con un forte accento russo, un coniglio pasquale alto un metro e ottantacinque e armato di due boomerang, la svolazzante Fata Dentina e l’uomo di sabbia Sandman, si sentono minacciati dalla forza oscura del perfido Pitch Black, alias the boogeyman, alias l’uomo nero, il signore degli incubi e della paura che vuole rubare i sogni e la serenità dei bambini, facendo perdere loro la fede nei quattro Guardiani. Ecco perché c’è bisogno di un quinto guardiano, uno come Jack Frost, anche se non ha alcuna intenzione di diventare un custode dei sogni dei bambini. Ben scritto, diretto e animato, Le cinque leggende ha tra i suoi punti di forza un’eccellente caratterizzazione dei personaggi e una dimensione avventurosa assolutamente avvincente. Ironico e originale soprattutto nello spingersi oltre l’iconografia dei protagonisti creata dall’immaginario collettivo e arricchendoli di dettagli e sfumature che li rendono più che verosimili.

Un estratto dell’incontro stampa con Guillermo Del Toro e Peter Ramsey:

Domanda per Del Toro: Qual è stata la tua esperienza come produttore esecutivo?
Essenzialmente ho partecipato ad ogni singolo aspetto del film. Sono stato carino, insopportabile, a volte anche molto duro. Peter ogni tanto veniva a piangere da me e io lo prendevo a calci in culo. Ho partecipato alla lavorazione in modo molto promiscuo ed è stato assolutamente meraviglioso!

Domanda per Ramsey: Quanto il tuo approccio registico al film è stato determinato dal tuo personale senso estetico e quanto invece deriva dalle potenzialità della computer graphic?
La cosa fondamentale per me, ma credo anche per gli altri, era comunicare un’estetica che fosse in linea con un film d’azione. Doveva avere molti elementi epici. Per me, poi, contava soprattutto rendere credibili i personaggi, facendo credere al pubblico che tutto ciò che vede sia vero. Ognuno ha la propria personalità e il proprio carattere. E credo che siano convincenti.

Domanda per Ramsey e Del Toro: Per la prima volta c’è stata una notevole inversione di tendenza per quanto riguarda il target di riferimento, molto più adolescenziale rispetto al passato, ossia quando i cartoon Dreamworks puntavano ad un pubblico più adulto. E’ stato un caso legato al soggetto che avete raccontato, o una precisa volontà che dovremo aspettarci anche nei prossimi lavori?

Ramsey: Sì, è stato l’argomento a dettare il risultato. Nel film ci sono miti che hanno a che fare con l’infanzia, che sono radicati in essa. Volevamo che lo spettatore ragionasse come ragionano i bambini, in modo emotivo e visivo. Credo che Le 5 Leggende abbia lo scopo di riportarti all’infanzia.

Del Toro: Credo che questo sia un film di facile lettura ma di difficile scrittura. Lo scopo finale era realizzare un prodotto che intrattenesse il pubblico. Il lavoro maggiore lo abbiamo affrontato con la caratterizzazione dei personaggi: tutti noi da bambini abbiamo dei sogni, ma quando diventiamo adulti spesso ci ritroviamo a immaginare personaggi noiosi. Volevamo far credere a tutti, sia agli adulti che ai bambini, che esistesse una realtà diversa da quella reale e mostrare la lotta atavica tra sogni, speranza e gioia. Elementi fondamentali nella vita di ciascuno.

Grazie ad  Andrea Bosco e ad Eugenio Boiano

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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