Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
QUI trovate le videointerviste fatte a Sylvester Stallone e Walter Hill durante il Festival Internazionale del Film di Roma.
Lo avevamo apprezzato, vedendolo in anteprima al Festival Internzaionale del Film di Roma lo scorso novembre. E la seconda visione, a distanza di qualche mese, non ha minimamente intaccato il primo giudizio: Jimmy Bobo – Bullet to the Head è un raro esempio di buddy cop movie in cui azione, umorismo e uno script dai tempi perfetti si amalgamano impeccabilmente dando vita a un’ora e mezza di puro intrattenimento.
Con questa pellicola, a dieci anni di distanza dalla sua ultima fatica cinematografica (Undisputed), Mr. Walter Hill (The Driver, I guerrieri della notte) torna alle origini del proprio cinema, in particolare a quel 48 ore che nel 1982 aveva inaugurato il genere “buddy cop” ( così si chiamano i film che raccontano le vicende di due poliziotti, amici tra loro) con la coppia di sbirri formata da Nick Nolte ed Eddie Murphy (anche se il suo personaggio non è un poliziotto), ben prima del successo del duo Gibson/Glover nel primo Arma Letale (1987).
Ora gli anni sono passati, e al posto dello scontroso Nick Nolte e del folle Eddie Murphy troviamo il sicario Jimmy Bobo (Sylvester Stallone) e il detective Taylor Kwon (Sung Kang). I due si troveranno, loro malgrado, ad avviare una forzata collaborazione per rintracciare e punire il responsabile della morte del collega di Jimmy. Trasposizione cinematografica del fumetto francese Du plomb dans la tête, ideato e scritto da Alexis Nolent e disegnato da Colin Wilson, in Bullet to the Head è facile ritrovare tutti gli elementi che rendono un film action un buon film action: l’alchimia tra i due protagonisti, un plot in grado di valorizzare al massimo le scene d’azione, l’ironia e la capacità da parte dei personaggi di prendersi in giro e di riuscire a rendere credibili situazioni anche assurde (cosa che a Stallone riesce perfettamente, nonostante i suoi sessantasette anni) e, last but not least, esplosioni, inseguimenti e scazzottate varie.
La sceneggiatura dell’italiano Alessandro Camon (nominato all’Oscar nel 2010 per lo script del denso Oltre le regole – The Messenger) non sembra celare nulla di straordinario nel portare alla ribalta la storia di due uomini costretti ad allearsi per un fine comune. E’ vero, c’è poco di originale, ma la confezione è da urlo e il contrasto dialettico tra i due protagonisti funziona, e di brutto. Non è un caso, poi, che il titolo originale del film richiami così da vicino quel Bullet in the Head diretto nel 1990 da John Woo, regista molto stimato da Hill. E in questo pescare dalla tradizione del cinema di Hong Kong, a settant’anni suonati, Walter mostra a tutti di non aver affatto perso quel piglio, quel modo conciso di dirigere, regalando al suo pubblico un film consistente, fisico e violento che scivola giù come un buon whisky d’annata.
Voto 7
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Sly nei panni di un sicario dal grilletto facile nel film di Walter Hill tutto pugni, pallottole e battute fulminanti.
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