Into Darkness – Star Trek

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Squadra vincente non si cambia. Riecco allora J.J. Abrams, nuovo re mida di Hollywood, e la sua premiata ditta della Bad Robot, di cui fanno parte i tre sceneggiatori e produttori Alex Kurtzman, Damon Lindelof e Roberto Orci, unire di nuovo le forze per il secondo episodio del franchise dedicato a Star Trek. A quattro anni dal primo film (era il 2009), Abrams e i suoi hanno messo su un nuovo costoso giocattolone da 190 milioni di dollari dal forte impatto visivo e che sicuramente farà presa su un pubblico vasto ed eterogeneo. La storia di Into Darkness ha inizio più o meno dove si interrompeva il primo episodio e segue temporalmente la costituzione dell’equipaggio dell’Enterprise e la sua prima avventura vista nel capitolo precedente. Kirk (Chris Pine), Spock (Zachary Quinto) e compagni si trovano in missione su un pianeta ostile quando il capitano, per salvare la vita del suo amico vulcaniano, prende una delle sue istintive decisioni, violando il protocollo e mettendo a rischio l’intero equipaggio. Nonostante il successo dell’operazione, al ritorno sulla Terra la trasgressione viene punita con la retrocessione di grado di Kirk, e lo spostamento di Spock su un’altra nave. Ma, nel bel mezzo di una riunione di crisi, la sede della Flotta Stellare viene fatta oggetto di un violento attacco terroristico il cui unico responsabile è Khan (Benedict Cumberbatch), un ex militare della flotta già ricercato per aver compiuto un’analoga azione nel centro di Londra. Le conseguenze dell’attentato spingono i militari a restituire a Kirk il comando della sua nave, affidandogli il compito di catturare Harrison sul pianeta Kronos, senza farsi riconoscere dai Klingon che lo popolano. Insieme a Spock, il capitano e il suo equipaggio si imbarcheranno così in una nuova missione.



Saremo sinceri nel giudicare questo Star Trek, proprio come i Vulcaniani che non sanno mentire: il primo capitolo ci era piaciuto decisamente di più. Sarà che all’inizio la curiosità di vedere come sarebbe stato reso un nuovo universo trekkiano era alle stelle, sarà che il primo Star Trek aveva superato di gran lunga le nostre aspettative o forse perché, all’epoca, non avremmo mai neanche immaginato che Abrams avrebbe preso le redini di Star Wars, la saga rivale. Sarà per questo, dicevamo, che sì, siamo rimasti contenti del film. Contenti ma non entusiasti.

Senza nulla togliere al regista di Lost e alla sua gettonatissima squadra per il modo in cui sono riusciti a portare avanti con continuità narrativa il cammino iniziato dai protagonisti nel primo episodio, a sfruttare al meglio il 3D e per aver dato al film un ritmo piuttosto incalzante, bisogna tuttavia sottolineare che Into Darkness più che un film di Star Trek sembra un Bourne intergalattico. Messi da parte quei momenti di lentezza che nella serie originale erano funzionali al racconto e al contenuto, Abrams punta tutto sulla velocità, sugli effetti speciali e sul cambio repentino di registro e inserisce nella pellicola alcuni meccanismi totalmente estranei all’universo trekkiano e tipici della commedia brillante che già nel primo episodio avevano fatto storcere la bocca ai fan più integralisti. Ma non è tutto: in Into Darkness assistiamo alla sessualizzazione di Spock, alle lacrime del tostissimo e impulsivo capitano Kirk, per non parlare dei siparietti tra il Vulcaniano e la bella Uhura (Zoë Saldaña), che sembrano essere stati inseriti nello script per far precipitare la tensione narrativa e coinvolgere anche lo spettatore più estraneo alla saga.

Per fortuna che, almeno con il personaggio del villain, Abrams non ha tentennato: la scelta di far vestire all’inglesissimo Benedict Cumberbatch i panni di Khan, crudele e vendicativo Potenziato che nella serie era interpretato da Ricardo Montalbán, è stata sicuramente la più azzeccata. L’attore che interpreta Holmes nella serie TV Sherlock, già visto e apprezzato al cinema al fianco di Gary Oldman e Tom Hardy ne La talpa, qui si diverte a giocare con la voce (e che voce! Solo per questo il film meriterebbe di essere visto in lingua orihìginale) e a connotare il suo personaggio con una gamma di espressioni e gesti insolitamente vari per un ruolo in un blockbuster. Ma il fulcro attorno cui ruota Into Darkness è senza dubbio il rapporto tra Kirk e Mr. Spock: un’amicizia bromance a tutti gli effetti, molto coinvolgente a causa delle diversità etiche e soprattutto morali che caratterizzano ciascuno dei due personaggi.

Pur avvolgendo la sua creatura in una confezione impeccabile e assolutamente accattivante, alla fine le scelte prese da Abrams non ci hanno convinti fino in fondo. Liberamente ispirato al kitschissimo L’Ira di Kahn, 1982 (forse tra i più amati e celebri film del franchise) Into Darkness – Star Trek è, in conclusione, uno strepitoso blockbuster, ma molto poco trekkiano. E la sensazione che il regista americano si sia divertito a camminare in bilico sulla sottile linea che separa i gusti del pubblico mainstream da quelli dei trekker fondamentalisti non ci ha abbandonati nemmeno un attimo durante la visione. Un film troppo furbo e, passatemi il termine,”democristiano” (d’altronde è stato lo stesso Abrams a sottolineare di aver “preso elementi del mondo di Star Trek già ben noti e averli rielaborati in modo da creare situazioni inedite. Ma sempre con grande rispetto per i personaggi originali. Però volendo realizzare ad ogni costo un film che potesse essere visto indipendentemente dagli altri”) ma anche di ottima fattura e capace di intrattenere un pubblico variegato. Per noi, questa volta, si è trattato di un decollo a metà per la mitica Enterprise: e adesso non resta che vedere come se la caverà Abrams con la X-wing della saga rivale.

Voto 7

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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