Colpi di fortuna

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Lo confesso.
Non mi capitava di imbattermi in un cinepanettone  dal lontano 1996, anno di uscita dell’orripilante A spasso nel tempo.
A mia discolpa va detto che avevo vent’anni e mi trovavo a passare le feste natalizie in un paesino in cui, molto probabilmente, c’era una sola sala cinematografica.
All’epoca Christian De Sica faceva ancora coppia fissa con Boldi e l’uscita di ogni loro film era di solito accompagnata da riflessioni di varia natura sulla trivialità dei dialoghi e sulla comicità scatologica in generale.
Poi la storia è più o meno nota.
La coppia Boldi-De Sica si sciolse, non senza uno strascico di polemiche su chi dei due fosse il vero deus ex machina della volgarità in oggetto, e si cercò di ripulire il cinepanettone delle sue derive più basse per renderlo – nelle intenzioni degli autori – qualcosa di più simile a una commedia che non a un film comico, fino all’abbandono definitivo della più che usurata formula “mentecatti italiani in vacanza in posti esotici” e dello stesso titolo che, in genere, si limitava a giustapporre il “Natale” alla location scelta quell’anno.



Solo che il risultato – ahimè – è piuttosto lontano dall’essere una commedia, quanto piuttosto un film comico che non fa ridere.
Di fronte a questo vuoto pneumatico verrebbe quasi da tornare indietro nel tempo e alzare di un voto quel 3 assegnato la scorsa settimana al comunque brutto film di Pieraccioni che, al netto del suo non far ridere, conserva in ogni caso una propria dignità cinematografica. Nel senso che si ha l’impressione che qualcuno lo abbia (almeno in parte) scritto.
Gli sceneggiatori di Colpi di fortuna sono addirittura quattro.
Quattro teste pensanti attorno a un tavolo, col compito di scrivere qualcosa che allieti il Natale all’italiano meno avvezzo alla frequentazione del cinema e il risultato è una sequenza di sketch paratelevisivi che le provano un po’ tutte prima di fallire miseramente il risultato.

Si va dalla citazione iniziale di Una notte da leoni (l’episodio con Luca e Paolo) al becero avanspettacolo del siparietto che ha come protagonisti un mortificatissimo Christian De Sica e Francesco Mandelli, che – povero – qui non può nemmeno far sfoggio della volgarità dei Soliti Idioti. Passando per Lillo e Greg che, nel tentativo estremo di strappare una risata ai pochi stoici che nel frattempo fossero rimasti in sala, si prendono a schiaffoni come in una comica di quart’ordine.
In mezzo, per non farsi mancare nulla, troviamo il Product Placement più sfacciato a cui ci sia mai capitato di assistere, musichette da spot di telefonia mobile e un paio di quelle gag scatologiche che si era in precedenza dichiarato di voler evitare.

Non so se sia più triste pensare che ci siano “autori” di cinema ancora convinti dell’esistenza di un pubblico disposto a ridere per De Sica che pesta una cacca di cane o che cade rovinosamente da un soppalco o il pensiero che un pubblico del genere possa effettivamente esistere.
Di certo non è bello vedere la comicità, altrove lieve e surreale, di Lillo e Greg qui così svilita e annacquata.
Se un aggettivo risulta calzante per descrivere questo film è “irrispettoso”.
Colpi di fortuna è un grave gesto di mancanza di rispetto, e non per chi un cinepanettone non lo vedrebbe neanche in TV in una serata di pioggia, ma nei confronti del suo stesso pubblico di riferimento.

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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