Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Linda Susan Boreman, in arte Linda Lovelace, per recitare in Gola profonda, pellicola diretta da Gerard Damiano, ricevette 1.200 dollari. Siamo nel 1972, ben prima che internet rivoluzionasse l’industria del porno e questo fu il primo film pornografico pensato per il grande schermo e per un pubblico piuttosto ampio, con una trama, dello humour, e una protagonista del tutto differente dalle altre attrici che invadevano le pellicole hard di quegli anni e le pagine di Playboy. Linda (una lagnosa Amanda Seyfried) rappresentava la ragazza della porta accanto, con i bocccoli e le lentiggini che, nel tentativo di fuggire dalla morsa di una famiglia severa e religiosa, arriva a scoprire la libertà in seguito al suo incontro con il poco raccomandabile e violento Chuck Traynor (Peter Sarsgaard in un ruolo molto simile a quello interpretato in An Education), che sposa poco dopo e che diviene il suo agente/protettore. Completamente immersa nella sua nuova identità, Linda si fa entusiasta portavoce della libertà sessuale e dell’edonismo senza freni. Ma circa sei anni dopo il successo internazionale, l’attrice decide di presentare al mondo un’altra versione dei fatti, in cui si descrive come sopravvissuta ad una storia fatta di violenza e soprusi da parte del marito, a seguito della quale decide di schierarsi contro il mercato della pornografia a fianco delle femministe.
Lovelace, basato sul libro di Eric Danville The Complete Linda Lovelace, ricostruisce la vita della celebre star del porno in modo discontinuo e un po’ raffazzonato. La regia dei documentaristi Epstein e Friedman (Urlo) opta per dipingere Linda come quna donna sfruttata e vittima degli eventi. Del tutto incapace, almeno in un primo momento, a lasciarsi alle spalle un marito violento e un passato nel mondo del porno. Ma il sapore televisivo, l’andamento didascalico e gli affrettati salti temporali, insieme a uno script totalmente privo di carattere, rendono una storia potenzialmente esplosiva, un filmetto da terza serata, sprovvisto di quelle trovate e dello spessore che hanno fatto grande una pellicola come Boogie Nights di Paul Thomas Anderson, questo sì capace di descrivere l’ascesa e il declino di una giovane promessa del porno nei trasgressivi e disubbidienti anni Settanta.
Flop negli States, paese in cui la Lovelace (scomparsa nel 2002 vittima di un incidente stradale) continua a godere di una fama immutata, la pellicola di Epstein e Friedman non è riuscita a conquistare neanche noi. Nonostante un cast di tutto rispetto in cui al fianco dei due protagonisti Seyfried e Sarsgaard troviamo Sharon Stone (interessante), James Franco, Robert Patrick, Juno Temple e Bobby Cannavale, Lovelace forse si salva solo per la ricostruzione degli ambienti e per la scelta dei costumi che ben richiamano le atmosfere dell’epoca. Anche perché il film pullula di imprecisioni: la radio che passa Fooled Around And Fell In Love di Elvin Bishop durante un party del 1970, mentre il brano è del ’76; oppure i due protagonisti che parlano de Il braccio violento della legge in una scena ambientata nell’estate del 1970. Peccato che la pellicola di Friedkin sia stata distribuita nelle sale americane solo dal 9 ottobre del 1971. Insomma, a parte la gola di Linda, di profondo nel film rimane davvero poco.
Voto 4
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