Insieme per forza

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Strano attore Adam Sandler e, almeno per noi italiani, piuttosto misterioso.
Comedian dalla carriera ormai quasi trentennale, iniziata in quel Saturday Night Live che in America è un vero passaggio obbligato per chiunque ambisca a ruoli comici importanti, Sandler in patria è un mito assoluto e, con la sua casa di produzione Happy Madison, continua a macinare film a cadenza più o meno annuale, affidandone la regia a onesti mestieranti – prima Dennis Dugan e poi, come in questo caso, Frank Coraci – privi di particolari guizzi stilistici e al completo servizio della sua verve comica.
Fin qui tutto bene, se non fosse che la qualità media dei suddetti film pare aver imboccato da qualche anno a questa parte (diciamo da Io vi dichiaro marito e marito in poi) una decisa spirale discendente, cui corrisponde il passaggio dalla grana demenziale e un po’ grossolana dei suoi primi lavori al politically correct familistico degli ultimi.
Nulla che ricordi quindi, nemmeno alla lontana, la furia irriverente dei primi Farrelly – anche se in questo Insieme per forza c’è più di un rimando al loro film forse meno riuscito, Lo spaccacuori – o il romanticismo sboccato di Kevin Smith.
Ed è un peccato perché, ogni volta che ha osato allontanarsi dai comodi lidi delle commediole per famiglie per affidare il proprio talento ad autori in qualche modo più strutturati, Adam Sandler ha dimostrato di essere interprete versatile e molto più raffinato di quanto non si immagini vedendolo recitare, ad esempio, in Cambia la tua vita con un click, interpretando film buoni (Spanglish di James L.Brooks e Reign Over Me di Mike Binder), ottimi (quel Funny People di Judd Apatow) e almeno un assoluto capolavoro (Ubriaco d’amore di P.T. Anderson).



Insieme per forza invece, oltre a rappresentare la terza collaborazione tra Adam Sandler e Drew Barrymore, dopo Prima o poi me lo sposo e 50 volte il primo bacio, appare come il picco negativo della deriva di cui parlavamo poc’anzi.
Una storiella senza nerbo su due genitori single (lui vedovo e lei divorziata) che prima si odiano, poi si piacciono e alla fine si amano, riuscendo ognuno a dare ai propri figli la sicurezza di una figura genitoriale fino ad allora mancante.

Se dipendesse solo dalla scarsa originalità della sinossi, il film non sarebbe neanche da bocciare (la mai troppo lodata Nora Ephron, su un canovaccio del genere, ci ha costruito Insonnia d’amore che, al confronto, sembra Kubrick) ma è proprio la sceneggiatura che non funziona, così piena di buchi e gravata da un incipit troppo lungo – il film si avvicina alle due ore ed è effettivamente troppo per una commedia per famiglie – e da battute che spesso sfiorano il ridicolo involontario.
A tutto ciò si aggiunga poi l’eccessiva vena demenziale dei personaggi di contorno che, a tratti, traghetta la comicità della pellicola verso lidi che ricordano, complice anche la suggestiva location sudafricana, i nostri cinepanettoni.
Perfino Sandler sembra più svogliato del solito nella costruzione del suo personaggio, mentre Drew Barrymore ce la mette tutta, in termini sia di autoironia che di fascino, per coprire le falle di un script da primo anno di corso di sceneggiatura.
Non tutto è proprio da buttare, sia chiaro: i giovani attori che interpretano i figli dei protagonisti ad esempio sono bravissimi e, nell’arco della visione, il film riesce anche a strappare qualche risata, ma è semplicemente troppo poco per un attore che vent’anni fa sembrava avere le carte in regola per rivoluzionare le sorti della commedia alternativa come un nuovo Bill Murray e che adesso pare aver lasciato tutta la scorrettezza e il furore di un tempo in eredità ai vari Will Ferrell e Seth Rogen per trasformarsi in un Rick Moranis qualunque.

Voto 4

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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