Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Mangialo piano. Dopo non sarà mai più la prima volta.
Uscito nelle sale italiane il 30 luglio ed incredibilmente in sincrono con la stagione (fa piacere, visto che, normalmente, ci impongono film natalizi a ferragosto), Chef – La ricetta perfetta è diretto ed interpretato da Jon Favreau che, dopo i primi due episodi di Iron Man (2008 e 2010), Cowboys & Aliens (2011) e la serie televisiva Revolution (2012) torna alla regia con questo divertissement in agrodolce che vede riunito tra i fornelli proprio il trio di Iron Man.
Lo stesso Favreau che in questa produzione è anche autore della sceneggiatura, ha dichiarato: “Ho trovato molte somiglianze tra il mondo del cinema e quello culinario. In entrambi i casi si ha a che fare con un processo creativo, il mio personaggio vuole essere originale nel suo regno, la cucina, che poi è quello che succede ad un attore davanti alla macchina da presa”.
La moglie dello chef è interpretata dalla modella ed attrice colombiana Sofia Vergara (Machete Kills). Ruolo piattissimo, come tutti quelli femminili in questo film nettamente maschiocentrico (padre, figlio, amici e colleghi del padre, il critico), ma lei rimane, come sempre, di una bellezza irreale.
Nei panni dell’implacabile ed apparentemente acidissimo critico culinario, il gigantesco e bonario Oliver Platt (era il corpulento ed onnisciente avvocato della Casa Bianca nella splendida The West Wing), il cui nome nel film suona come una marchetta che gli autori si sarebbero potuti tranquillamente risparmiare: Ramsey Michel. Spottone rimarcato dalla svampita esperta di PR, nella scena in cui propone all’irato chef di partecipare ad Hell’s Kitchen la cui star indiscussa è…appunto.
Una prima ora praticamente insignificante (riuscire a non renderla piccante avendo a disposizione ingredienti di gran pregio come Dustin Hoffman, Scarlett Johansson e Robert Downey Jr. è stata un’impresa, in negativo, ai confini della realtà) lascia spazio a 46? di grande cinema indie in cui Favreau torna alle origini (era Eric il Clown nel leggendario Seinfeld e Pete Becker in Friends, tanto per citarne un paio), agganciando lo spettatore alla poltrona in un flusso di immagini che, nonostante ci si trovi ad anni luce di distanza da Big Night, merita assolutamente la visione.
Un’ulteriore chicca ed il vero punto forte di questo film è il bimbo nativo digitale (un’eccezionale Emjay Anthony, modello da quando aveva quattro anni e già apparso in produzioni importanti come The Mentalist e Grey’s Anatomy) che ci regala uno spaccato sui social decisamente esilarante, con un pizzico di Stand by Me. Chi di noi, infatti, non avrebbe voluto, a dieci anni, viversi un’estate on the road attraversando gli USA con il proprio papà chef cucinando, mangiando e ridendo insieme…sino a tuffarsi nelle immortali note di New Orleans?
Una leggera, perfetta, scanzonata visione di inizio agosto.
Voto 6
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