Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Cinque anni dopo che l’amicizia tra il giovane vichingo Hiccup e il drago ferito Sdentato ha cambiato radicalmente i rapporti tra gli esseri umani e i mitologici sputafuoco, questi ultimi sono diventati parte integrante della comunità di Berk fino a rappresentare una delle fonti principali di benessere dell’intero paese.
Sotto pressione di fronte al delicato passaggio all’età adulta e alle responsabilità che questa comporta, Hiccup passa le proprie giornate in compagnia del fedele Sdentato, alla scoperta di luoghi ancora inesplorati.
Durante uno dei suoi viaggi, il ragazzo viene a conoscenza dei piani del temibile Drago per sottomettere i draghi e utilizzarli sfruttandone l’indole distruttrice che Hiccup per primo aveva imparato a tenere a bada.
Di fronte al rischio di una guerra per il controllo dei draghi, Hiccup compie un ingenuo tentativo di far ragionare Drago, ma capirà ben presto come lo scontro tra il bene e male sia, il più delle volte, qualcosa di inevitabile.
Rimasto da solo in cabina di regia dopo l’abbandono di Chris Sanders, Dean DeBlois riprende temi e personaggi trattati nel primo Dragon Trainer e, traendo sempre spunto dalla penna di Cressida Cowell, li potenzia, sfruttando anche gli importanti passi in avanti fatti dall’animazione nel frattempo.
Più spazio quindi all’azione – le sequenze in volo, in particolare, sono da togliere il fiato – ma anche la componente più ridanciana, assicurata dalla presenza dei bislacchi amici del protagonista, risulta amplificata rispetto al film precedente.
A fare da collante al tutto, resta l’edificante messaggio di pacifica convivenza tra razze (a pensarci bene lo stesso che sottende all’ottimo Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie) e il più classico dei temi da romanzo di formazione: la perdita dell’innocenza.
L’idealismo un po’ naif di Hiccup, stranamente intatto dopo gli eventi che alla fine del primo capitolo lo avevano portato a perdere una gamba, adesso deve infatti fare i conti con un’altra – forse più importante – idea di perdita.
Ecco, se un appunto va fatto a questo godibilissimo sequel è proprio relativo allo schematismo di uno script che, senza voler dire nulla che possa svelare le numerose sorprese che la visione riserva, sposa un approccio alla scrittura talmente canonico da risultare quasi scontato in alcuni dei suoi snodi principali.
Al netto di questo però – ché il pubblico di riferimento è comunque composto per lo più da bambini – c’è una perfezione formale che lascia a bocca aperta senza mai annoiare o frastornare gratuitamente e una costruzione delle inquadrature di un respiro tale che non è affatto facile trovare in un cartoon, seppure di concezione moderna e che avvicina la fruizione di questo Dragon Trainer 2, complice anche un 3D perfettamente funzionale allo scopo, più a quella di un capitolo della Trilogia dell’Anello che non a un cartoon stricto sensu.
Non appaia come una pura casualità, in quest’ottica, la conferma di Roger Deakins, collaboratore di lungo corso dei fratelli Coen, in qualità di direttore della fotografia.
Semmai spiace – ma mi rendo conto sia più una paturnia da cinefilo che altro – che il doppiaggio italiano neghi la possibilità di ascoltare come alcuni tra i migliori comedians in circolazione negli States (oltre a Baruchel ci sono Jonah Hill, Christopher Mintz-Plasse e Kristen Wiig) abbiano dato voce ai personaggi sullo schermo.
Minuzie a parte però, Dragon Trainer 2 resta uno dei migliori film di animazione mai prodotti ad oggi nonché ottimo modo per contrastare la mancanza di uscite cinematografiche rilevanti sotto Ferragosto.
Voto 7
Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.
Sdentato e Hiccup tornano protagonisti di questa incantevole storia, volando in picchiata contro i pregiudizi.
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