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— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
Los Angeles, California. 1923. Un importante progetto di sviluppo immobiliare stava per nascere a Hollywood supportato da un’idea che è diventata nel tempo una delle attrazioni turistiche più visitate degli States. A un imprenditore che aveva investito nel progetto, venne in mente di promuovere la sua attività facendo campeggiare una gigantesca scritta in cima alle colline sotto le quali sarebbe sorto il nuovo quartiere. Enormi lettere di colore bianco, ciascuna alta 14 metri e una struttura che nel complesso superava i 110 metri di lunghezza: HOLLYWOODLAND. Sì perché quando fu ideata, doveva solo essere una pubblicità per vendere appartamenti, da rimuovere l’anno successivo. Un considerevole (per l’epoca lo era) sistema di illuminazione, faceva in modo che la scritta si illuminasse per parti: prima “Holly”, poi “Wood”, e in ultimo “Land”. A quel punto tutte le lettere che la formavano si accendevano, sera dopo sera, ogni notte dell’anno.
Fu teatro anche di un fatto di cronaca nera: nel settembre del 1932, l’attrice 24enne Peg Entwistle, la cui carriera attraversava un pessimo momento, si arrampicò fino alla cima della lettera H e si tolse la vita saltando nel vuoto. I giornali la ribattezzarono “The Hollywood Sign Girl”: era l’inizio della Grande Depressione e anche l’industria cinematografica non navigava in buone acque.
Anche la scritta fu abbandonata per una quindicina d’anni e nel 1949 fu ceduta alla città di Los Angeles, insieme al terreno su cui era costruita. A causa di un progressivo deterioramento dovuto al sole e alle intemperie a cui era perennemente esposta (oltre che per la guerra, che aveva ridotto a zero le risorse stanziate per il suo mantenimento) appariva piuttosto malmessa. Fu nel 1949 che la Camera di commercio di Los Angeles, composta per la maggior parte da esponenti dei grandi studios cinematografici, ne finanziò un restauro. In quel frangente fu deciso di rimuovere le ultime quattro lettere, “LAND”, in modo che restasse solo il nome del distretto e non quello dell’investimento edilizio. Anche se sembra che il motivo ufficiale della soppressione di parte della struttura fu dovuta in realtà a un problema economico: era la stessa Camera di commercio infatti a doversi far carico delle spese di illuminazione non esattamente irrisorie.
Il restauro riportò la scritta agli antichi fasti, ma non a lungo, dato che i materiali (legno e lamina di metallo) erano gli stessi dal 1923, e negli anni Settanta appariva di nuovo fatiscente. La foto in basso vi dà un’idea di come fosse ridotta la Hollywood Sign nel 1978.
Quello stesso anno Hugh Hefner, fondatore di Playboy, organizzò una festa per raccogliere i fondi necessari a restaurare l’insegna. Nove donatori, uno per ogni lettera, tra cui il cantante Alice Cooper (che scelse una O in onore di Groucho Marx) e la Warner Bors. Record donarono più di 250 mila dollari per la causa. La vecchia scritta venne rimossa e venduta all’asta: al suo posto ne fu installata una nuova, identica, ma realizzata con materiali più resistenti. Oggi esiste una fondazione, la Hollywood Sign Trust, che si occupa di raccogliere fondi per preservare e promuovere l’insegna e che si è fatta carico di un altro restauro, terminato nell’ottobre del 2012, per festeggiare i 90 anni di una scritta che col tempo è divenuta un pezzo di storia americana.
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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