L’affaire Koncalovskij e la Guerra Fredda tra Hollywood e Mosca

Di Carolina Tocci
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In questi giorni si stanno definendo i titoli dei candidati agli Oscar per il Miglior Film Straniero. l’Academy renderà nota entro fine anno una shortlist di nove titoli tra tutte le proposte ricevute e, il 15 gennaio 2015, la cinquina definitiva dei candidati di categoria. Felicità, anche se non unanime, per l’Italia, che spera che il suo cavallo, Il capitale umano di Paolo Virzì, possa correre fino alla fine, ma è il candidato Russo che sta facendo notizia. La proposta della Russia per gli Oscar 2015 è Leviathan di Andrei Zvyagintsev, vincitore del premio per la Miglior Sceneggiatura all’ultimo Festival di Cannes. Si tratta però di una seconda scelta, dopo il gran rifiuto di Andrei Koncalovskij, che ha preferito ritirare dalla preselezione il suo The Postman’s White Nights, Leone d’Argento per la regia a Venezia71.

Kon?alovskij ha definito l’Oscar un premio «sopravvalutato», descrivendo la categoria del Miglior Film in Lingua Straniera un segno della «segregazione che il cinema subisce da parte del mondo anglofono, il quale pretende di imporre ancora il suo dominio culturale».
«Negli ultimi anni — ha dichiarato il regista in una lettera aperta — ho criticato aspramente l’hollywoodizzazione del mercato cinematografico russo e l’influenza negativa che il cinema americano commerciale ha sulla formazione del gusto e delle preferenze del nostro pubblico. Alla luce di tutto questo, partecipare alla competizione degli Oscar sarebbe assurdo da parte mia».



Eppure ce lo ricordiamo tutti negli anni Ottata e Novanta alla regia di pellicole hollywoodiane al 100% come Tango & Cash con Sylvester Stallone e Kurt Russel e A trenta secondi dalla fine, con Jon Voight. Certo cambiare idea (e ideali) è lecito, così come scegliere di non rappresentare la Russia durante la cerimonia degli Oscar il prossimo 22 febbraio.

Ma questa presa di posizione piuttosto forte da parte di Andrej Koncalovskij è avvenuta in un momento storico particolarmente delicato, causa le vicende politiche e militari che vedono la Russia tra i paesi più coinvolti, che si stanno ripercuotendo anche sull’industria cinematografica. Così le sanzioni decise dalla comunità internazionale ai danni di Mosca, conseguenza delle posizioni prese dal Cremlino relativamente al conflitto militare in Ucraina, si stanno trasformando anche in un boicottaggio nei confronti dei film provenienti da Hollywood. E già si parla di introdurre una normativa che favorisca i film nazionali, che entro il prossimo anno dovrebbero arrivare a coprire almeno il 40% delle uscite e sbaragliare le pellicole americane che attualmente regnano sovrane (nel 2013, su 1,3 miliardi di dollari di incassi al box office, il 75% è stato ottenuto da produzioni statunitensi). Che si stia prospettando un ritorno alla Guerra Fredda anche in chiave culturale?

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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