Tutto può cambiare

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Facciamo un passo indietro di qualche anno. Siamo nel 2008 e Falling Slowly vince un Oscar per la Miglior Canzone. Il brano è contenuto in uno dei film più romantici di sempre: Once. Pellicola a bassissimo budget e dal taglio quasi documentaristico, interamente girata con la camera a mano in cui lui è un chitarrista irlandese che ripara aspirapolveri e canta ai bordi delle strade e lei una pianista immigrata dalla Repubblica Ceca. Si conoscono per caso a Dublino. In un contesto di apparente mediocrità, riescono a dar vita al sogno che condividono: incidere un disco.
New York, giorni nostri. Anche Gretta (Keira Knightley) e Dan (Mark Ruffalo) sognano di incidere un album. Lo fanno da quando si sono incontrati, poche sere fa, in un locale. Lui, produttore musicale caduto in disgrazia con una valanga di problemi personali, è ubriaco. Ma questo non gli impedisce di capire immediatamente che quella ragazza che canta sul palco, vestita da maschiaccio, sarà la sua salvezza. Quella stessa ragazza che è arrivata a New York insieme al suo fidanzato musicista (Adam Levine, il leader dei Maroon Five), e che si ritrova con un pugno di mosche in mano dopo che lui, ora star di successo, l’ha mollata.



Presentato l’estate scorsa al Festival di Giffoni, Tutto può cambiare è, senza se e senza ma, una delle migliori commedie dell’anno. Nonostante un canovaccio che definire scontato è poco, che porta avanti la storia di personaggi alla deriva che si rimettono in carreggiata: praticamente come la metà dei film che escono. E nonostante sia colmo di ogni cliché reperibile in qualunque commedia musical-romantica di basso lignaggio. Però funziona. Merito della sorprendente performance di Mark Ruffalo, davvero eccezionale nell’incarnare il folle quanto risoluto Dan, della dolcezza del personaggio di Keira Knightley, puro e contrario ad ogni compromesso, di una colonna sonora orecchiabile e ben arrangiata, e del sensazionale romanticismo che pervade ogni scena.
Interessante, poi, la costruzione sintattica del film, che Carney mette insieme in modo non convenzionale. Assistiamo così a una prima parte destrutturata che non segue temporalmente i trascorsi dei due protagonisti e a una seconda che si canonizza, seguendo un percorso più lineare.

La Dublino povera, ma non rassegnata, di Once diventa una frenetica New York (incredibile come il regista irlandese sia riuscito a tirarci fuori qualcosa di inedito, dopo i passaggi dei vari Allen, Scorsese, Baumbach e Norah Ephron), quella degli appartamenti da sogno che affacciano sul Central Park di chi i propri sogni li ha già realizzati e quella delle bettole di chi si arrangia e aspetta che la Grande Mela gli dia un’occasione. Magari decidendo di incidere un album a costo zero ingaggiando musicisti di strada e studenti del conservatorio alle prime armi.
Nato prima come sceneggiatura a cui sono stati aggiunti i brani musicali in un secondo momento (realizzati dallo stesso Carney, che ha una carriera di bassista alle spalle, insieme a Gregg Alexander, membro della band dei New Radicals e a Glen Hansard, voce dei The Frames e già protagonista maschile di Once), Tutto può cambiare, proprio come il suo fratello maggiore, è un’altra storia di musica per strada, di un amore sfiorato che resta sospeso, priva di qualsiasi espediente ruffiano e di facile retorica, semplice e credibile, che mira dritto al cuore dello spettatore alternando momenti di malinconia ad altri di struggente idillio. E dato che si esce dal cinema chiedendosi se il CD di Gretta sia davvero in commercio, ecco dove potete acquistare i brani che compongono la colonna sonora:

http://www.what-song.com/Movies/Soundtrack/1454/Begin-Again

Voto 8

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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