MIA Market 2019: la quinta edizione sarà dal 16 al 20 ottobre
— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
Ci siamo: anche quest’anno per nove giorni l’Auditorium Parco della Musica di Roma si trasformerà in un ricettacolo di film di ogni sorta. Ad Alessandro Genovesi e al suo Soap Opera l’arduo compito di aprire le danze della nona edizione del Festival, un’edizione diversa, come ha ricordato il direttore Marco Müller durante la conferenza stampa di presentazione: Quest’anno abbiamo compiuto una virata precisa verso una festa e la cosa migliore era aprire con una commedia italiana diversa dalle altre”.
Quella che, sulla carta, poteva infatti sembrare l’ennesima commediola romantica (Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi e Diego Abatantuono sono praticamente il cast del dittico La peggiore settimana /Il peggior Natale della mia vita dello stesso autore) in realtà è un’operazione più raffinata che, rifacendosi a un’idea di commedia più francese che non nostrana, ricrea personaggi e dinamiche tipiche della tradizione delle soap (quindi zero introspezione) e li fa interagire quasi sempre all’interno del condominio in cui abitano o, unica eccezione, in quell’ospedale che è forse il luogo cardine, teatro di quasi tutti i principali snodi narrativi delle soap opera di stampo classico.
Completano il cast un Ricky Memphis in un ruolo più mesto del solito e i comici Ale e Franz a cui sono affidati i momenti più divertenti del film.
Voto 6
Sempre questa mattina, la sezione autonoma e parallela del Festival Alice nella città ha debuttato con la prima regia di Rob Meyer, Guida tascabile per la felicità. La storia è quella di David, quindicenne che ha perso la mamma, dalla quale ha ereditato una grande passione: quella per il birdwatching. La vita del ragazzo subisce una scossa quando avvista un’anatra siberiana estinta. David e i suoi amici partono così all’inseguimento dell’esemplare. Filmetto young adult molto semplice, nella narrazione e nei dialoghi, che ha come unico elemento di interesse una discreta prova del giovanissimo protagonista Kodi Smit-McPhee (visto nel 2009 al fianco di Viggo Mortensen in The Road, di John Hillcoat,) e la partecipazione del Premio Oscar Ben Kingsley nei panni di un veterano del birdwatching. Le battute riuscite si contano sulle dita di una mano e la mancanza di ogni tipo di guizzo rende Guida tascabile una delle tante pellicole che raccontano storie di formazione.
Voto 5
Delusione piena invece per il ritorno alla regia cinematografica di Giulio Base, dopo anni di film televisivi su santi e papi, con un campionario di tutti i luoghi comuni nei quali ci piacerebbe che il cinema italiano non cadesse mai. Retorico, didascalico, telefonatissimo in tutti i suoi scarti narrativi, Mio papà è la storia di Lorenzo (Giorgio Pasotti) che, spaventato dall’idea stessa di un legame amoroso, finisce per capitolare con Claudia (Donatella Finocchiaro) che lo ricambia ma porta in dote un figlio di sei anni che, sulle prime, è assai recalcitrante all’idea che la madre frequenti un estraneo. Nel tentativo di descrivere la trasformazione di Lorenzo, agli occhi del bambino, da “fidanzato di mamma” a “papà”, Giulio Base ci mostra una serie interminabile di facce assorte, dialoghi scritti con la mano sinistra (perfino la bravissima Finocchiaro ha il fiato corto nel rendere vive e credibili certe frasi) e buoni sentimenti un tanto al chilo. Si salvano giusto Giorgio Pasotti che, per quanto smarrito, cerca di salvare il salvabile e Ninetto Davoli per il semplice fatto che è sempre bello vederlo in un film.
Voto 4
E poi è arrivato lui, più romano di tanti romani: Tomas Milian. L’attore cubano ha incontrato la stampa questa mattina prima di ricevere, alle 19:00, il Marc’Aurelio Acting Award alla carriera, nel corso della serata d’apertura del Festival. Dopo l’uscita in libreria di un volume a lui dedicato Monnezza amore mio, scritto dallo stesso Milian con la collaborazione di Manlio Gomarasca e pubblicato l’8 ottobre con Rizzoli, l’attore torna in Italia da protagonista per raccontare la sua giovinezza, le audizioni all’ Actors Studio e gli esordi nel cinema nel nostro paese, dopo che Mauro Bolognini lo notò e lo volle come protagonista de La notte brava. Una vita dura, la sua, nonostante la famiglia benestante alle spalle: “Mio padre era un militare, un violento che voleva insegnare a me e a mia sorella l’educazione con il suo bastone. Era uscito dalla clinica psichiatrica quando avevo 6 anni e si è suicidato davanti a me quando ne avevo 12. Poco prima del gesto disperato mi disse: Tu ormai sei grande, puoi badare a tua madre ed alla tua sorellina. Ricordo però che non ho provato dolore, nonostante assistetti a quella terribile scena”.
“Me ne sono andato da Cuba per fare l’attore dopo che rimasi folgorato dal personaggio di James Dean ne La valle dell’Eden . Preparai i documenti per partire come un emigrante qualunque, non come un benestante qual ero” racconta un commosso Milian. Da allora la sua carriera non si è più fermata: la sua filmografia conta oltre cento pellicole, i nomi dei più grandi registi della seconda metà del Novecento (Luchino Visconti, Francesco Maselli, Alberto Lattuada, Nanni Loy, Umberto Lenzi, Sergio Corbucci, Bernardo Bertolucci, Michelangelo Antonioni, Tony Scott, Sydney Pollack, Steven Spielberg e Steven Soderbergh) e dei più noti volti del cinema internazionale (da Orson Welles a Robert Redford e Anthony Quinn). E a chi gli chiede come avvenne l’incontro col mitico personaggio del Monnezza, dall’alto dei suoi 82 anni risponde così:
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